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Se non ora, quando?

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lunedì 31 gennaio 2011

Donne (e uomini) in piazza a Milano




Dalla Buy alla Bongiorno tutte mobilitate"Il caso Ruby devasta la nostra dignità"

Dalla Buy alla Bongiorno tutte mobilitate"Il caso Ruby devasta la nostra dignità"

Costa: stupita dalle colleghe pdl. Izzo: appello anche gli uomini. Tra le adesioni Susanna Camusso, Gae Aulenti, Laura Morante, Claudia Mori, Rosetta Loy. Tra i promotori delle proteste donne di diversa età e orientamento, e associazioni
di ANNA BANDETTINI (su repubblica.it, 31 gennaio 2011)

- Reclamano quello che in un paese normale, dicono, sarebbe ovvio, assodato, naturale: la dignità delle donne. "Il modello di relazione tra donne e uomini ostentato da una delle massime cariche dello Stato (...) - hanno scritto in un appello - legittima comportamenti lesivi della dignità delle donne e delle istituzioni. Chi vuole continuare a tacere, sostenere, giustificare, ridurre a vicende private il presente stato di cose, lo faccia assumendosene la pesante responsabilità, anche di fronte alla comunità internazionale. Noi chiediamo a tutte le donne, senza alcuna distinzione, di difendere il valore della loro, della nostra dignità e diciamo agli uomini: se non ora, quando?". Il 13 febbraio: le donne italiane si stanno mobilitando per organizzare quel giorno manifestazioni in tutte le città italiane. Donne celebri e donne qualunque, associazioni, "Di Nuovo" 1 il gruppo romano che ha lanciato l'appello e, tra i primi firmatari, "Usciamo dal silenzio" 2 che ha organizzato la manifestazione di sabato scorso a Milano, ma soprattutto donne di sensibilità, età, orientamenti, professioni e appartenenza politica diversa, da sinistra a destra, da Cristina Comencini, che è stata una delle artefici, a Giulia Bongiorno, da Susanna Camusso a Flavia Perina, direttrice del Secolo d'Italia, da Lorella
Zanardo, autrice di "Il corpo delle donne", a Silvia Costa, e poi Rosellina Archinto, Gae Aulenti, Licia Colò. Angela Finocchiaro, Inge Feltrinelli, Anna Finocchiaro, Donata Francescato, Rosetta Loy, Laura Morante, Claudia Mori. Anche una suora, anche se speciale, come suor Eugenia Bonetti."Ci accomuna la rabbia perché nelle vicende private del presidente del Consiglio trova la sua massima espressione una immagine degradata delle donne, che non ci corrisponde", dice Cristina Comencini, tra le fondatrici del gruppo "Di Nuovo". "Io ci sarò - annuncia l'attrice Margherita Buy - perché bisogna far sentire la voce contro questo modo di rappresentare la femminilità che ha scalzato anni di battaglie". Tra le firmatarie più agguerrite, Giulia Bongiorno, di Futuro e Libertà: "Questa manifestazione rivendica un principio basilare della società: la dignità delle donne, che forse solo nella preistoria non era riconosciuta. Ma è proprio questo che ci deve far capire la gravità del problema: tornare a difendere quel principio ci fa tornare indietro di secoli. E la cosa ancor più grave è che nel nostro paese c'è una pesante sottovalutazione di questo: la dignità delle donne è sentita come una cosa antiquata, e l'opzione harem qualcosa da archiviare come un fatto privato. Non è così. E' politica perché ha un riverbero nella società: se una donna non viene scelta o non va avanti nella sua professione è anche un riflesso di quello che stiamo vedendo in questi settimane. Ed è per questo che le donne sentono l'urgenza di ribadire la propria dignità, perché sentono che il contesto è negativo, viviamo una situazione oggettiva che, e lo dico da avvocato, non è nemmeno importante capire se ha o meno una rilevanza penale. Anzi da garantista mi auguro che non ci sia. Quello che conta è la devastazione della dignità femminile che se ne sta facendo ed è questo che dobbiamo fermare". Concorda Silvia Costa, parlamentare europeo. "Anche per questo da cattolica voglio che ci sia un'operazione verità, non prudenza e infatti dal mondo cattolico mi aspetterei più reattività. Ma mi colpisce di più la piaggeria delle donne della destra. Segno che la politica del sultano continua". "Berlusconi dovrebbe dimettersi, ma al di là del berlusconismo c'è bisogno di uno sforzo morale ed etico da parte di tutti, anche dagli uomini - dice l'attrice Isabella Ferrari-. .. Siamo tutti parte di un teatrino che ci è sfuggito di mano". Ma l'appello della manifestazione è anche per gli uomini. Lo spiega Francesca Izzo docente universitaria tra le fondatrici di "Di Nuovo": "Si coglie poco in questo paese quanto sia importante la dignità delle donne. Il nostro appello chiede la mobilitazione anche degli uomini, perché in mezzo ci sono anche loro e quello che sta succedendo chiama alla responsabilità tutto il paese".

Le donne dicono basta Se non ora, quando?di MICHELA MARZANO

da Repubblica, 31 gennaio 2011
Bella immagine dell'Italia! Per chi sembrava ossessionato dall'idea che ci si poteva fare all'estero del nostro Paese, accusando alcuni intellettuali di "tradire l'Italia" con i propri libri e i propri articoli, il risultato è eccellente.Perché ovunque, ormai, non si parla d'altro che delle serate "bunga-bunga" del nostro premier. Di Ruby e di Iris. Di seni e di raccomandazioni. Di prostitute minorenni "ricoperte d'oro" per tenere la bocca chiusa... Bella immagine della donna. Ma anche dell'Italia, che per anni ha chiuso gli occhi di fronte al baratro in cui le donne stavano precipitando. Perché ormai non si tratta nemmeno più della semplice trasformazione della donna in un corpo-immagine, ma della sua progressiva e inevitabile riduzione ad un corpo "usa e getta". Ormai ci siamo. Di nuovo impigliati nelle patetiche reti degli Arcana Imperii: segreti, corruzione, orge. Forse è per questo che non si può più restare zitti, e che nei prossimi giorni ci saranno numerosi appuntamenti per dire "basta". Basta, lo diranno tra gli altri Eco, Saviano e Zagrebelsky il 5 febbraio a Milano, durante la manifestazione organizzata da Libertà e Giustizia. Basta, lo ripeterà il giorno dopo il Popolo Viola. Basta, lo dirà la Procura di Milano, lo scandiranno tantissime donne, in tutte le città italiane, il 13 febbraio... Il re è ormai nudo. Se non scendiamo in piazza ora per difendere dignità, uguaglianza e rispetto, quando?Negli ultimi anni,
sembra di aver assistito ad un film X senza fine. Un interminabile film pornografico in cui tutto si riduce a "ripetizione", "performance" e "accumulazione". In cui uomini e donne sono perfettamente complementari: attività e passività; potere e disponibilità. In cui si moltiplicano le scene dove "i maschi si accaniscono su un pezzo di carne femminile", per usare le parole di John B. Root, il celebre produttore francese di film X, quando descrive la propria "opera". In cui "una vale l'altra", l'una "scaccia" l'altra, e nessuna, in fondo, conta granché. Perché sono solo gingilli intercambiabili. E quando qualcuna non serve più, c'è subito una new entry. Peccato, però, che non si tratti di una semplice fiction. Peccato che sia la fotografia, questa volta non ritoccata dal nostro premier, dell'Italia di oggi... Ed è inutile che qualche moralista da strapazzo commenti cinicamente che tutto ciò non è altro che il risultato della liberazione sessuale, la conseguenza inevitabile dell'io sono mia. Perché quando le donne si sono battute per rivendicare la libertà di disposizione del proprio corpo, lo scopo era quello di riappropriarsi del proprio destino, di diventare attrici della propria vita, di evitare che altri decidessero al posto loro come vivere, cosa fare, come comportarsi. Ma affinché la libertà non resti solo un valore astratto e non si trasformi, col tempo, in una nuova forma di "servitù volontaria", come spiegava già nel XVI secolo il filosofo francese Etienne de La Boétie, è necessario organizzare le condizioni adatte al suo esercizio, prima tra le quali l'uguaglianza. Se le donne non hanno gli stessi diritti che hanno gli uomini e se non hanno la possibilità materiale di farli valere, automaticamente non possono essere libere di scegliere ciò che vogliono o di realizzare ciò che desiderano. Che libertà esiste allora in un paese che tratta le donne come merce, che le umilia quando si ribellano, che le "ricopre d'oro" quando si prostituiscono ancora minorenni perché tacciano? Dal "sii bella e stai zitta" siamo arrivati al "venditi e taci": dimenticati di essere una persona, spogliati, fammi gioire ed io farò di te una donna ricca e famosa! Se fai la brava, potresti anche ottenere un seggio in parlamento... Non c'è bisogno di essere filosofi per rendersi conto del ricatto. Per capire quanto disprezzo circonda oggi la donna. Come se, nonostante tutte le battaglie fatte nel corso degli anni Sessanta e Settanta per garantire alla donna uguaglianza e dignità, per liberarla dal giogo millenario della sottomissione e dell'inferiorità, la donna non potesse essere altro che un oggetto di cui l'uomo deve poter disporre a piacimento. "Tutto" è semplice. "Tutto" va da sé. Inutile perdere tempo con ridicole manfrine...Quello che ognuno di noi fa nella propria camera da letto, col proprio uomo o con la propria donna, non riguarda nessuno. Ma quando la sessualità diventa una tangente, quando si utilizza il proprio potere per fare della donna un giocattolo, quando si pensa di farla franca perché in fondo le donne non contano niente... allora è in atto un processo di disintegrazione della società. Perché, per parafrasare Albert Camus, il valore di una società dipende anche da come vengono trattate le donne. Dall'immagine che se ne ha. Dal margine di manovra di cui dispongono. Come giudicare allora un paese in cui, trattando la donna come una semplice merce, vengono umiliare tutte coloro che si battono quotidianamente per difendere la propria dignità, per acquisire le competenze necessarie per ottenere posti di responsabilità, per mostrare che sono efficienti e affidabili? "Più è disperata meglio è, per lui", avrebbe detto Nicole Minetti, oggi indagata con il premier per induzione alla pornografia. Bella lezione di civiltà per le nostre giovani! Ma ormai il tempo del silenzio è finito. Perché le donne che si indignano sono sempre più numerose e vogliono farlo sapere. E molte si stanno mobilizzando per la manifestazione del 13 febbraio in tutte le città italiane. Le organizzatrici hanno d'altronde ragione: se non ora, quando? Nonostante le intimidazioni. Nonostante le derisioni. "È tutta colpa della gnocca", sproloquiava Il Giornale qualche mese fa. "Scusi in che senso?" chiedevo a Feltri recentemente durante una puntata dell'Infedele. Ma l'Italia di oggi è ancora questo. Cambiare le carte in tavola. Far passare gli aguzzini per le vittime. Colpevolizzare di nuovo, e sempre, le donne. Dopo aver rubato loro l'anima. Dopo averle ridotte a "corpi usa e getta". Allora sì, è il momento di reagire e di trasformare l'indignazione in azione. Se non ora, quando?

domenica 30 gennaio 2011

A PROPOSITO DI SANSONETTI

di Francesca Izzo
articolo pubblicato sul Riformista di oggi

Un merito, almeno per me, il commento di Piero Sansonetti sul Riformista di ieri ce l’ha. Dice, con brutalità, quello che circola, con un di più o un di meno di eleganza, in molti interventi sia di uomini che di donne a proposito delle frequentazioni notturne del presidente del consiglio: cioè che le reazioni indignate bersagliano le giovani donne, colpevoli di prostituirsi e di macchiare così l’onore del genere femminile. Queste reazioni sarebbero il sintomo della regressione moralistica e antifemminista che sta colpendo l’Italia.
Sansonetti ci mette di suo un inspiegabile stravolgimento dell’appello Se non ora, quando? affermando che la manifestazione indetta per il 13 sia una mobilitazione “contro la prostituzione” che gli ricorda la marcia dei quarantamila, perché seppellirebbe trenta anni di femminismo “santifica[ndo] il valore del duro lavoro e del sacrificio per le famiglie e maledice[ndo]le puttane”. Non si sa da che parte cominciare per fare un po’ di chiarezza.
Innanzitutto il femminismo, di trenta, venti un anno fa, non ha mai avuto nelle sue bandiere l’esaltazione della prostituzione, e penso neppure dei radicali alla Nozick o più modestamente alla Pannella l’abbiano pensata così. La straordinaria, inedita visione aperta dall’esperienza e dalla riflessione femminista sta nel cambiamento del punto di vista sulla prostituzione: non più una corruzione morale delle donne, ma la manifestazione della miseria sessuale e emotiva degli uomini, incapaci di affrontare le sfide dell’amore e del sesso alla pari, o di uomini malati di solitudine o impauriti dalla vecchiaia e dalla morte che le esorcizzano con il consumo di giovani corpi. La coscienza della libertà delle donne aveva così tolto il marchio di infamia che ipocritamente si stampava sulle prostitute e tante hanno ritenuto che la vendita dell’uso del proprio corpo se compiuta in libertà e consapevolezza fosse una attività come tante altre. Posizione discutibile e discussa a lungo e per nulla pacifica tanto più che, se in Italia si parla di prostituzione, si deve fare innanzitutto riferimento alla tratta di giovani donne ridotte in schiavitù che forse proprio per questa loro condizione suscitano il desiderio maschile. Anche gli uomini dovrebbero avviare una meditazione “di massa” in proposito! Accostare invece femminismo e prostituzione, come fa Sansonetti, suona tanto da gazzette anni ’50.
Ma veniamo al punto più rilevante: nelle vicende che vedono protagonista il premier e che stanno suscitando tanto sconcerto e reazioni sino alla mobilitazione del 13 la prostituzione come “preciso mestiere” non c’entra nulla. La gran parte delle giovani e delle donne, venute in questi mesi alla ribalta delle cronache, non esercita e non vorrebbe esercitare la prostituzione, anzi attraverso la vendita di sé all’uomo potente vuole raggiungere una posizione rilevante nella politica, nello spettacolo, nella televisione o più modestamente vuole cambiare status, diventare ricca. E talvolta ci riesce. Diventa questo il modello di affermazione di sé delle donne che viene offerto e legittimato con il timbro di una delle massime cariche dello Stato. Questa situazione io la definisco così: degradazione di tutto il genere femminile a merce sessuale. Si trasmette il messaggio: altro che studiare, lavorare… basta saperci fare con l’uomo che può e oplà la via alla carriera è spianata. Tanto una donna non è che sesso a disposizione e che, come ha avuto la finezza di richiamare Piero Ostellino (un altro liberale di vaglia), è il suo tesoro da far fruttare. Non è certo un caso se ormai le poche donne che appaiono in video sono costrette sempre più ad assumere vesti o pose “provocanti”, insomma a corrispondere al marchio del proprio sesso.
Un’ultima considerazione: ho trovato stupefacente che uno strenuo sostenitore delle ragioni del comunismo, come Sansonetti, storca il naso dinanzi al fatto che nell’invito alla mobilitazione del 13 ci si rivolga alle donne che lavorano che studiano che si occupano degli altri. Si tratta in tutti i casi di lavoro e di dignità della persona. Forse che chiamare a raccolta gli operai e contadini va bene, ma farlo per le donne è roba da destra bigotta e antifemminista?

venerdì 28 gennaio 2011

Assemblea cittadina a Milano

Stasera assemblea cittadina di DiNuovo a Milano, presso la sede dell'Associazione Medionauta, in via Confalonieri (di fronte al numero 1).
Per chi volesse vedere il dvd Libere l'appuntamento è alle ore 20,30; per tutte le altre, la discussione inizia alle 21.
All'ordine del giorno anche la preparazione della manifestazione UN'ALTRA STORIA ITALIANA E' POSSIBILE di sabato 29 gennaio, alle 15 in Piazza Scala.

giovedì 27 gennaio 2011

Un'altra storia italiana è possibile?

Donne per il D-Day: Un'altra storia italiana è possibile?: "secondo le donne yes: è possibile! e invitano ad andare (donne e uomini) a dirlo insieme il 29 gennaio a MILANO.Milano è in preda a grandi f..."

Mobilitazione nazionale! Se non ora, quando?

INVITO ALLE DONNE ITALIANE A PARTECIPARE AD UNA GIORNATA NAZIONALE DI MOBILITAZIONE DOMENICA 13 FEBBRAIO 2011
Se non ora, quando?
In Italia la maggioranza delle donne lavora fuori o dentro casa, crea ricchezza, cerca un lavoro (e una su due non ci riesce), studia, si sacrifica per affermarsi nella professione che si è scelta, si prende cura delle relazioni affettive e familiari, occupandosi di figli, mariti, genitori anziani.
Tante sono impegnate nella vita pubblica, in tutti i partiti, nei sindacati, nelle imprese, nelle associazioni e nel volontariato allo scopo di rendere più civile, più ricca e accogliente la società in cui vivono. Hanno considerazione e rispetto di sé, della libertà e della dignità femminile ottenute con il contributo di tante generazioni di donne che - va ricordato nel 150esimo dell’unità d’Italia - hanno costruito la nazione democratica.
Questa ricca e varia esperienza di vita è cancellata dalla ripetuta, indecente, ostentata rappresentazione delle donne come nudo oggetto di scambio sessuale, offerta da giornali, televisioni, pubblicità. E ciò non è più tollerabile.
Una cultura diffusa propone alle giovani generazioni di raggiungere mete scintillanti e facili guadagni offrendo bellezza e intelligenza al potente di turno, disposto a sua volta a scambiarle con risorse e ruoli pubblici.
Questa mentalità e i comportamenti che ne derivano stanno inquinando la convivenza sociale e l’immagine in cui dovrebbe rispecchiarsi la coscienza civile, etica e religiosa della nazione.
Così, senza quasi rendercene conto, abbiamo superato la soglia della decenza.
Il modello di relazione tra donne e uomini, ostentato da una delle massime cariche dello Stato, incide profondamente negli stili di vita e nella cultura nazionale, legittimando comportamenti lesivi della dignità delle donne e delle istituzioni.
Chi vuole continuare a tacere, sostenere, giustificare, ridurre a vicende private il presente stato di cose, lo faccia assumendosene la pesante responsabilità, anche di fronte alla comunità internazionale.
Noi chiediamo a tutte le donne, senza alcuna distinzione, di difendere il valore della loro, della nostra dignità e diciamo agli uomini: se non ora, quando? è il tempo di dimostrare amicizia verso le donne.
L’APPUNTAMENTO E’ PER IL 13 FEBBRAIO IN OGNI GRANDE CITTA’ ITALIANA
PER ADERIRE FIRMA ALL'INDIRIZZO http://www.petizionepubblica.it/?pi=Mobdonne
Prime firmatarie:
Rosellina Archinto, Gae Aulenti, Silvia Avallone, Maria Bonafede, Suor Eugenia Bonetti, Giulia Bongiorno, Margherita Buy, Susanna Camusso, Licia Colò, Cristina Comencini, Silvia Costa, Titti Di Salvo, Emma Fattorini, Tiziana Ferrario, Angela Finocchiaro, Inge Feltrinelli, Anna Finocchiaro, Donata Francescato, Rosetta Loy, Laura Morante, Claudia Mori, Michela Murgia, Flavia Nardelli, Valeria Parrella, Flavia Perina, Marinella Perrone, Amanda Sandrelli, Lunetta Savino, Clara Sereni, Gabriella Stramaccione, Patrizia Toja, Livia Turco, Lorella Zanardo, Natalia Aspesi, Letizia Battaglia, Associazione Dinuovo, Associazione Le filomene - il filo delle donne
Prime adesioni
Francesca Comencini, Isabella Ragonese, Roberta Agostini, Morena Piccinini, Valeria Fedeli, Barbara Scaramucci, Annamaria Tagliavini, Cecilia d’Elia, Paola Gaiotti, Cristina Marcuzzo, Paola Bertagnolio, Gabriella Salinetti, Monica Cerutti, Nicoletta Dentico, Annalisa Rosselli, Anna Vinci, Angela Nava, Maria Rosaria Stabili, Rosalba Giugni, Suzanne Diku, Paola Barbieri, Donatina Persichetti, Anna Rudeberg, Dora Jacobelli, Stefania Bartoloni, Franca Zambonini, Camilla Miglio, Luisa Miglio, Novella Bellucci, Marcella Corsi, Maria Grazia Fasoli, Rosalba Fanelli, Francesca Izzo, Elisabetta Addis, Antonella Anselmo, Marina Calloni, Iaia Caputo, Anna Carabetta, Carlotta Cerquetti, Licia Conte, Elisa Davoglio, Ilenia De Bernardis, Daniela De Pietri, Fabrizia Giuliani, Francesca Leone, Anna Francesca Lieggi, Anna Maria Mori, Monica Pasquino, Fabiana Pierbattista, Ilaria Ravarino, Anna Maria Riviello, Simonetta Robiony, Maria Serena Sapegno, Giorgia Serughetti, Sara Ventroni, Laura Onofri, Elena Rosa, Milena Boccadoro, Simonetta Rho, Cinzia Ballesio, Stefanella Campana, Pier Angela Mela, Donata Canta,
Masci del Lazio (Movimento adulti scout cattolici italiani), Raffaella Maioni, Assunta Sarlo (uscire dal silenzio), Le associazioni di volontariato:Welcom;Televita;Insieme con te; Articolo 3; Centro Italiano Femminile di Roma;Conferenza Maschile "Federico Ozanam"

A scuola con LIBERE: quando le giovanissime s'impegnano!

Esperienza riuscita e da continuare!
"Libere" anche a scuola e per la prima volta (almeno così ci risulta) il testo è stato recitato non da attrici (pur avendone la stoffa). Le bravissime Nadia e Silvia, due studentesse del Gioberti hanno letto il testo di Cristina nell'affollata aula magna del Liceo classico torinese e poi nella palestra della succursale. Avevano visto lo spettacolo al Carignano e hanno deciso di proporlo tra i laboratori della giornata di autogestione. Ed è stato un successo.
Milena era presente nell’aula magna e Stefanella nella palestra.
Questi i sintetici resoconti.

Milena. Dopo la lettura del testo, molto intensa ed efficace, mi hanno dato la parola per presentare Dinuovo e gli obbiettivi dell' associazione e aprire il dibattito. Nonostante l'attenzione, non c’era molta disponibilità a parlare, soprattutto all'inizio. Poi rotto il ghiaccio, ho sentito parole che mi hanno confortato. Molte ragazze si sono dette offese da qual che sta succedendo, indignate dalla cultura dell'harem, dall'idea di essere oggetti a disposizione anche di padri e fratelli interessati più a fare affari con loro che a difenderle . Un paio hanno detto ad alta voce quello che in molte ci chiediamo : com’è possibile che Berlusconi raccolga ancora tanti voti femminili. In un intervento anche la rabbia perché essere donna non "deve essere un handicap". Tra i pochi ragazzi presenti alcuni hanno preso la parola per dirsi distanti da modelli che li vedono padri padroni. Interessante la testimonianza di una ragazza che ha raccontato delle molestie subite da un coetaneo che voleva costringerla ad un rapporto sessuale e delle difficoltà provate a far capire quanto l'avesse fatta star male quella violenza psicologica.

Stefanella. Ciò che più mi ha colpito è stata la bravura di Nadia e Silvia (17 anni), non solo a calarsi nelle due donne, ma anche a coinvolgere e a interloquire con le studentesse (in maggioranza) e i pochi studenti con grande consapevolezza di sé e dei problemi delle donne. E nonostante che l’ambiente della palestra, meno raccolto dell’aula magna, fosse piuttosto dispersivo e con una pessima acustica, lo spettacolo ha catturato l’attenzione.
Io sono intervenuta per parlare di DiNuovo e della realtà delle donne in Italia, fornendo dati, leggi e considerazioni sull’attualità, ma poi ho preferito lasciare a Nadia e Silvia la conduzione del confronto, puntualizzando poche volte perché entrambe erano molto efficaci. Molte ragazze sono intervenute per raccontare i disagi vissuti direttamente.
Data la giovane età, il problema più sentito è quello di essere oggetto per la strada, sui mezzi pubblici, di attenzioni imbarazzanti, di sentirsi non libere di andare in giro “in modo spavaldo”. C’è chi ha richiamato il dovere delle donne a farsi rispettare, altre hanno parlato di uomini interessati solo al corpo delle donne. Maturo l’intervento di una ragazza. Ve lo riporto: “Sono fiera di essere donna ma in Italia è umiliante rimanere incinta. Mia madre, insegnante, ha fatto il terzo figlio e ha avuto mille euro. Ma cosa servono se poi quando il figlio si ammala ha solo 8 giorni pagati? Se poi non ci sono altri aiuti?” .
I pochi ragazzi presenti erano attenti ma silenziosi, quasi a disagio (dovremmo pensare di far qualcosa di specifico per loro, mi sembrano smarriti). Silvia, ha cercato di animare e far parlare i ragazzi con il suo linguaggio molto diretto: “cosa pensate del fatto che un ultrasettantenne vada con decine di giovani donne ed è considerato figo e una donna se facesse lo stesso sarebbe considerata una troia?” A quel punto un ragazzo ha preso coraggio: “Ma anche le ragazze danno lo stesso giudizio: perché?” Puntualizzazioni mie e di Nadia e Silvia. Il più bel risultato dell’incontro: al termine alcune ragazze si sono avvicinate a Nadia e Silvia: “Se fate un gruppo di Di Nuovo qui al liceo noi ci siamo”. A tutte, la mia assicurazione che non le lasceremo sole e che le terremo al corrente delle nostre iniziative.

Bello e divertente il Flash Mob a Torino

Vestite di nero, passato il rossetto sulle labbra ed indossato un paio di occhiali da sole: eccoci pronte per il FlashMob “L’Italia non è una repubblica fondata sulla prostituzione”. Poi è partita la musica e tutte insieme ci siamo scatenate a ballare mentre la stazione di Torino Porta Nuova diventava una discoteca a cielo aperto!
Solo 5 minuti e poi tutto cessa, via il rossetto, via gli occhiali, si srotola uno striscione con il titolo dell’iniziativa, in un silenzio che dura pochi attimi, qualcuna comincia sommessamente a gridare “Dimissioni” seguita velocemente da tutte le altre.
Tutto è durato un quarto d’ora , poi le 200/300 donne che erano venute a Porta Nuova a gridare tutta la loro indignazione verso Berlusconi e le turpi vicende che lo riguardano se ne sono andate in fretta. C’erano donne di qualsiasi età, molte giovani che normalmente non si incontrano alle manifestazioni o ai cortei dell’8 marzo, e anche parecchi uomini. Il collante è stata la voglia, la necessità di gridare quanto è lontano da noi questo modello di donna e quanto ci infastidiscono queste vicende che purtroppo contribuiscono, ancora una volta, a parlare di cose che sono lontane da noi e a nascondere i veri problemi delle donne . Ed è stato organizzato in tre giorni, questo flash mob, da due ragazze che hanno deciso spontaneamente, dopo aver sentito tutte le amiche, indignate per quello che sta succedendo nel nostro paese, di riunire le donne che semplicemente avevano voglia di fare qualcosa, di non stare a guardare! E’ stato un passaparola su Facebook , con sms e mail.
E’ stato bello, veloce, incisivo e divertente!!!
video:http://multimedia.lastampa.it/multimedia/torino/lstp/16395/

martedì 25 gennaio 2011

STRANIERA IN PATRIA

di Francesca Izzo
articolo pubblicato sul Riformista di oggi

Credo di avere finalmente messo a fuoco cosa fa la differenza della situazione dell’Italia rispetto ad altri comparabili paesi europei e occidentali. L’ho colta riflettendo su quanto si è venuto dicendo in televisione e scrivendo sui giornali (ma discutendo anche nelle case) a proposito delle note vicende che vedono protagonista il premier. Il giudizio prevalente che riflette, a stare ai sondaggi, una opinione pubblica non eccessivamente turbata è che si tratti di vicende private che solo il voyerismo di media affamati di scandali ha tramutato in un caso (non prendo in considerazione le posizioni di chi, a cominciare dallo stesso presidente del Consiglio, denuncia addirittura un complotto dei giudici).
Ma ci sono stati numerosi interventi, molto autorevoli, che guardando al possibile rilievo penale dei comportamenti del premiere lo hanno invitato a non sottrarsi all’accertamento della verità, a recarsi dai giudici a rispettare la legalità, ritenendo questo aspetto l’essenziale. Infine un manipolo molto ristretto di commentatori, per lo più di orientamento religioso ma non solo, ha posto l’accento sul degrado e lo squallore morale che proviene dallo spaccato di vita dell’inner circle del premier. Solo pochissimi e pochissime e tra queste voglio ricordare la splendida lucida lettera di Giulia Bongiorno, mentre si moltiplicano le iniziative di denuncia di migliaia di donne, hanno messo al centro lo sfregio inferto alla immagine delle donne, di tutte le donne (per favore risparmiatevi la abusata obiezione che molte donne difendono il premier ecc, perché è cosa arcinota la distinzione tra realtà e coscienza) ridotte di nuovo, ad apparire mero oggetto di scambio sessuale. Non so se a tutti risulti chiaro che cosa questo significhi. Significa che ogni donna che lavora fuori o dentro casa, che studia, che cerca (spesso invano) un lavoro, che fa ricerca (spesso ad altissimo livello) che guida associazioni di categoria o presiede assemblee elettive che si occupa di figli, mariti, anziani, che insomma si sente finalmente libera di essere se stessa, realizzata o meno, felice o meno, ma soggetto (è questa la libertà femminile di cui si parla), è invece costretta a subire l’oltraggio di essere considerato un oggetto a disposizione del desiderio degli uomini, che l’essere a disposizione dell’altro è di nuovo un marchio del suo sesso. Badate bene, questo accade attraverso la pubblicità, le trasmissioni televisive, i giornali fino appunto alle orribili scene a cui siamo state costrette ad assistere (per questa ragione sono patetiche le donne che dicono che tutto ciò non le riguarda). Le cittadine italiane ridiventano cittadine dimidiate, non godono, direbbe Kant nume tutelare di tanti liberali a singhiozzo, della piena autonomia e indipendenza proprie del soggetto libero. Ora, nel 150esimo dell’Unità si scrivono molte cose sulla nazione italiana, sulla difficile costruzione della nazione e dello stato unitario, si fanno e si faranno convegni sul diventare cittadine delle donne e sul contributo da loro dato alla edificazione della nazione democratica, perché un punto è chiaro: quando oggi si parla di nazione democratica si parla della cittadinanza di uomini e donne e della difesa che la democrazia, i suoi rappresentanti e le sue coscienze critiche devono fare di tutti, uomini e donne. Bene, e qui sta la differenza di cui parlavo all’inizio, negli altri paesi in vari modi le donne sono ritenute essenza della nazione e non sarebbe neppure immaginabile uno scenario come quello che si è prodotto qui da noi. In Italia a quanto pare l’insieme delle classi dirigenti non ha sentito e non sente il dovere di difendere la dignità delle donne italiane. Toccherà a noi riuscirlo fare con le poche risorse che abbiamo, ma quello che sta accadendo in questi giorni in questi mesi non sarà senza conseguenze nelle relazioni politiche tra donne e uomini in Italia.
FLASH MOB DI PROTESTA CIVILE
APERTO A TUTTI
MERCOLEDI 26 GENNAIO, 18.30, STAZIONE DI PORTA NUOVA A TORINO

L'iniziativa è aperta a tutti, donne e uomini.

CAVALIERE, L'ITALIA NON E' UNA REPUBBLICA FONDATA SULLA PROSTITUZIONE Dimissioni subito! Avere una valigia di Luis Vuitton al braccio e Lele Mora come autista...pretendono di farci credere che sia la massima ambizione di una donna! Partecipare a tristi festini travestite da oggetto del piacere di un vecchio e patetico miliardario ossessionato dalla sua virilità... Pretendono di farci credere che sia per le donne il più autorevole attestato di affermazione sociale! Non ci hanno convinte! Nonostante quindici anni di lavaggio del cervello, di audience tv cercato mostrando donne nude e mute, di una classe politica sempre più volgare e sfacciata. Non ci hanno convinte! È ora di prendere la parola per dire basta. Dimissioni subito! Quando Mercoledì 26 gennaio, dalle ore 18,30 alle 18,45 Durata 15 minuti Puntualità imprescindibile Dove Stazione Porta Nuova Torino, atrio binari, sotto tabellone orari principale Cosa un flash mob di protesta civile, un’azione dimostrativa inattesa e carica di valenza simbolica. Una moltitudine di persone che si riunisce all'improvviso in uno spazio pubblico, attuando un'azione insolita per un breve periodo di tempo, per poi disperdersi. Tratti riconoscibili dei partecipanti
- abiti neri
- grandi occhiali da sole
- rossetto rosso sulle labbra (per le donne)Svolgimento 1. Al primo segnale sonoro tutti i partecipanti dovranno mettersi a ballare. 2. Al secondo segnale sonoro tutti i partecipanti dovranno fermarsi e rimanere immobili. Le donne dovranno togliersi lentamente gli occhiali da sole, togliersi il rossetto dalle labbra con le mani e srotolare lo striscione con la scritta: CAVALIERE, L'ITALIA NON E' UNA REPUBBLICA FONDATA SULLA PROSTITUZIONE. Dimissioni subito!. 3. Terminata la musica il gruppo si disperde. L'iniziativa è aperta a tutti, donne e uomini.

domenica 23 gennaio 2011

UN'ALTRA STORIA ITALIANA

MILANO IN PIAZZA SABATO 29 GENNAIO
PER RACCONTARE UN’ALTRA STORIA ITALIANA

Le moltissime adesioni che continuano ad arrivare all'appello “Mobilitiamoci per ridare dignità all’Italia", partito da Milano e dalla Lombardia, insieme alla richiesta arrivata spontaneamente da centinaia di donne di una presa di parola pubblica, ci hanno indotto a lanciare la proposta di una manifestazione nella nostra città, sabato 29 gennaio alle 15, in piazza della Scala. Con un simbolo: la sciarpa bianca del lutto per lo stato in cui versa il Paese. Uno slogan: Un'altra storia italiana è possibile. Ci saremo con le nostre facce. Le facce delle donne italiane, quelle della realtà. Appuntandoci sulla giacca una fotocopia della nostra carta di identità con su scritto chi siamo: cassaintegrate, commesse, ricercatrici precarie, artiste, studentesse, registe, operaie e giornaliste, per dire la forza che rappresentiamo, a dispetto di tutto. Perché sarebbe bello che una spallata, magari quella definitiva, politica molto prima che giudiziaria, la dessimo proprio noi al capo supremo di questa telecrazia autoritaria, eversiva e misogina. Quel che accade del nostro Paese offende le donne, ma anche gli uomini che non si riconoscono nella miseria della rappresentazione di una sessualità rapace e seriale, nello squallore di una classe dirigente che ha fatto dell’eversione di ogni regola e nel sovvertimento di qualunque verità il suo tratto distintivo. Ed è anche a questi uomini che chiediamo di essere con noi sabato 29. Per ribadire insieme che “un’altra storia italiana è possibile”.

Per le adesioni scrivere a: dinuovo.milano@gmail.com.

PRIME FIRMATARIE
Ileana Alesso; Paola Bentivegna; Ivana Brunato; Iaia Caputo; Adriana Cavicchioli; Arianna Censi; Fulvia Colombini; Marina Cosi; Ilaria Cova; Chiara Cremonesi; Marilisa D’Amico; Ada Lucia De Cesaris; Piera Landoni; Elena Lattuada; Paola Lovati; Marina Piazza; Patrizia Quartieri; Assunta Sarlo; Tiziana Scalco; Sara Valmaggi; Francesca Zajczyk; Sara Ventroni

giovedì 20 gennaio 2011

Belusconismo



Vignetta di Ilaria Ravarino

Un mondo a misura delle donne?


Vignetta di Ilaria Ravarino

mercoledì 19 gennaio 2011

"Sono solo delle puttane"



In questi giorni in Italia si sta mettendo in scena un testo di Cristina Comencini dal titolo: “Libere”.
La storia si svolge nella sala d’aspetto di un dottore, in quello spazio si confrontano due donne, due generazioni di donne: quella adulta che ha costruito il femminismo in Italia e la trentenne precaria che di femminismo non vuole neanche sentire parlare. “Libere” è stato pensato dall’associazione Donne Di Nuovo per dare la possibilità, finito lo spettacolo, di dare vita a una discussione prendendo spunto esattamente da ciò che avviene sul palcoscenico.

Vengono fuori tante questioni da questo incontro/scontro generazionale, ma quella che voglio sottolineare per ragionare attorno alla cronaca indegna di questi giorni, è quando la donna adulta inizia un’invettiva forte nei confronti di quelle ragazze che vendono il proprio corpo in cambio di un posto di lavoro, di un avanzamento professionale o di un successo facile. La trentenne risponde con un monologo straziante, o che per lo meno io così l’ho recepito, in cui sostanzialmente sostiene l’idea di “un corpo senza memoria e senza ricordi”: “Sei bella, giovane, senza cellulite, pensi che lo farai una volta, che avrai quella promozione e che poi ti sposerai e dimenticherai tutto”.

Quando guardo i volti, prima ancora dei corpi, di queste ragazze, mi sembra di vederli tutti i segni che si stanno portando dietro. Il problema però è che di quei segni si dà un’unica interpretazione: sono solo delle puttane. “Delle belle puttane, sono carne fresca”. “Perché se fossi stato tu in Silvio Berlusconi non avresti fatto lo stesso?”. “E’ solo invidia!”. “Ora lo vogliono incastrare per una passerina!”. “Meglio Silvio di Marrazzo”. “Meglio andare con le donne che essere gay”. “L’uomo è uomo, è natura”. “Ognuno ha le sue debolezze”.

Queste sono le dichiarazioni, le frasi che si sentono in giro in queste ore. Da una parte della politica più becera, quella che si può permettere di essere costantemente bassa e volgare perché così ha costruito il proprio consenso (la politica alla Borghezio, per intenderci), alla gente comune, quella che incontri al supermercato, che fa la fila con te alle poste, il parente che hai invitato a pranzo. Attenzione però: queste frasi non le pronunciano solo gli uomini ma anche tantissime donne. La difesa più forte a Berlusconi, più convinta in questi mesi l’ho ascoltata da parte delle donne. E qui ritorna lo scontro generazionale, ritorna un ragionamento che prima o poi dovremo essere capaci anche noi di affrontare sul post, pop, new - chiamiamolo come vogliamo – “femminismo”.

C’è una parte di donne incazzate con queste ragazze: pensano che stanno buttando al vento anni di conquiste, che riportano nell’immaginario collettivo l’idea della donna come oggetto sessuale, le considerano l’esempio più lampante di mercificazione del corpo.
Poi c’è una parte di donne che è maschile: che pensa che quella cosa non parli del suo genere, che guarda con astrattezza a quel fenomeno, che comprende quei modelli, perché già dati, millenari.

Infine c’è una parte di donne – di solito coetanee – che guarda queste ragazze con ammirazione: perché hanno coraggio, sono bellissime, sono ricche, si divertono e hanno le foto su tutti i giornali, perché le televisioni parlano solo di loro.

Chiaramente sto esemplificando, ma utilizzo questo schema perché penso che ci siano donne come me che si trovano esattamente nelle faglie di questo sistema e che considerano preoccupanti – esattamente allo stesso modo – tutti e tre questi atteggiamenti. Mi fa stare male ascoltare donne con gli occhi iniettati di sangue che giudicano senza pietà delle diciassettenni, come mi fa stare male chi ignora il problema o chi addirittura lo vorrebbe avere.

Ecco perché oggi mi faccio tante domande, mi chiedo che cos’è realmente la prostituzione in questo Paese, che cosa considerano pornografico i cittadini, quando si può parlare in Italia di scandalo. Si può considerare prostituzione la difesa incondizionata di alcuni ministri ai presunti reati di Berlusconi? Sono pornografiche le dichiarazioni di questi giorni sugli operai di Mirafiori? È uno scandalo il Pd che prova a stringere alleanze con Fini?

C’è anche un’altra parola “indicibile” per la trentenne di “Libere”: è la parola “politica”. Il livello di disaffezione di questa generazione alla politica è senz’altro legata anche a questi aspetti. E non è solo colpa del berlusconismo. L’incapacità del più grande partito di centrosinistra di prendere posizione su temi importanti che hanno a che fare direttamente con la vita delle persone non ha fatto altro che spegnere l’idea di un’alternativa.
Nichi Vendola oggi sta riaccendendo una possibilità e lo fa anche attraverso la centralità delle questioni femminili. Molte di noi probabilmente hanno scelto di sostenere questo progetto politico in virtù di questa centralità. Ma, come avviene spesso, questa discussione se non è sollecitata dal capo o dalle donne stesse, non trova cittadinanza in nessuno dei luoghi che Sel attraversa. Anzi in alcuni contesti siamo considerate un peso, paradossalmente delle “privilegiate”: perché abbiamo le quote, siamo la zavorra, siamo quelle che a causa del 40% imposto dallo statuto costringono i gruppi dirigenti ad allargare a dismisura gli organismi, siamo quelle che “fottono” i posti per le candidature, siamo le protette.

Non mi stupisce tutto ciò perché i percorsi sono lunghi e difficili e so bene che i partiti non sono altro che segmenti di società e che quindi non ci si può immaginare un contesto “perfetto”. Anzi penso che noi una volta per tutte dovremmo rigettare l’idea che a sinistra non è diverso: sarà così che ci renderemo conto più facilmente di come reagire davanti a una battuta di cattivo gusto fatta da un compagno in un appuntamento pubblico, di come non è giusto sentirsi in colpa per un sorriso, una scollatura, una gonna corta. E capiremo che non stiamo rubando niente a nessuno quando prendiamo un posto che ci spetta.

Io non voglio essere una donna che odia gli uomini, ma soprattutto non voglio essere una donna che odia le donne. Mai avrei pensato di dover difendere Mara Carfagna o di soffrire davanti ad una ragazzina che dimostra quarant’anni. La violenza sulle donne, tutte le donne, passa anche da qui.

Celeste Costantino

Le donne, il drago, il profeta

In Italia una donna su due non lavora. Per chi si occupa di politica, il dato Istat dovrebbe allarmare tanto quanto i testi delle intercettazioni delle badanti-bajadere in servizio ad Arcore. Ma – come si dice in questi casi – l’informazione non fa notizia. La politica è ostaggio del gossip non perché il gossip sia in odore di reato, altrimenti la forza dell'opinione pubblica (non pervenuta) avrebbe costretto il Drago a dimettersi, invece di sgranare il rosario in attesa del responso della magistratura. Tutti i ragionamenti sul referendum di Mirafiori (per una volta che si parlava di lavoro!) sono stati spazzati via in un baleno mentre Alfonso Signorini, con i suoi anatemi contro il culturame, finalmente vede riconosciuta anche dall'auditel quell'egemonia culturale (nel senso gramsciano di "nazional-popolare") che da anni costruisce dietro le quinte come un'eminenza grigia, suscitando l’attenzione della sinistra, che lo teme manco fosse il Pasolini del terzo millennio. Perché Alfonso - si pensa con un pizzico di snobismo, ma non si dice - è capace di portare al voto la casalinga di Voghera, la sciampista di Belluno e la disoccupata di Eboli.
Il problema è che la sinistra (ma la filosofia di Freccero non l'aveva già illuminata, quando spiegò il fascino discreto di Drive In?) soffre ancora della sindrome
d’inferiorità, quando si tratta di parlare alla "gente". A mezze maniche come Bersani, ma diversamente da lui, Signorini può ascendere al rango di arbiter elegantiarum e gran cerimoniere della politica perché conosce il linguaggio segreto, e tutti i rituali, per comunicare sciamanicamente con lo "spirito del popolo" italiano.
Forse è tempo di spezzare l'incantesimo - del quale tutti, è bene dirlo, siamo vittime - e convincerci che esprimere un pensiero un po’ più articolato del lancio d’agenzia non è per forza indice di seriosità o di attitudine inquisitoria. Bisogna ripetere come un mantra che ragionare di lavoro, di welfare, di pari rappresentanza non fa necessariamente perdere voti. Bisogna avere poi il coraggio di smetterla con le imitazioni dei vari crismi e carismi, e fare ciascuno il proprio mestiere, ciascuno con parole proprie.
Anche perché sull'arte del pettegolezzo (e sui modi per volgerlo pro domo sua) Signorini è maestro indiscusso, e può solo continuare a impartire lezioni.

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lunedì 17 gennaio 2011

Invito a teatro

Al Teatro Furio Camillo di Roma, dal 18 gennaio al 6 febbraio 2011, lo spettacolo-denuncia "Alice si meraviglia" sulle molestie sessuali diretto da Carla Cassola con la collaborazione artistica di Nawel Skandrani. La performace porta in scena la violenza sulle donne, attiva meccanismi di rabbia, dolore, passione e riscatto. Si ride, si soffre si rimane senza respiro.In scena si crea e si rompe costantemente un equilibrio: ciò che è reale è irreale, e ciò che è irreale diventa reale; Alice si meraviglia di sè, del suo vissuto, della propria capacità di insabbiarlo e di portarlo alla luce in un gioco perverso in cui flashback di molestie, violenza fisica e sessuale emergono con forza, crudezza, disarmante sobrietà. Alice osserva e provoca, ricerca una liberazione, una purificazione e grazie alla rivisitazione del suo dramma riuscirà a trovare sollievo. Lo spettacolo ha una scrittura asciutta, regia e coreografia originali ed innovative, impreziosito dalla collaborazione di Andrea Tidona per la drammaturgia, di Sergio Gazzo per la videoscenografia e di Luca Spagnoletti per la musica elettronica. Gli attori Gilles Coullet Valentina Izumi e Giulio Pampiglione, animano la scena, Andrea Tidona/Stregatto appare e scompare in video e Carla Cassola si mette al servizio della sua verità, divorata da una vasca, dirigendo l’orchestra dei suoi incubi con la più autorevole delle bacchette magiche.

Questione femminile, questione Italia

Si tiene a Roma il 19 gennaio 2011 tra le ore 15 e le 19 l'incontro organizzato dal Comitato Pari o Dispare, Associazione senza scopo di lucro con sede presso la Casa Internazionale delle Donne, con Emma Marcegaglia, Anna Maria Tarantola, Susanna Camusso, Emma Bonino, Anna Finocchiaro, Rosy Bindi, Maria Ida Germontani, Linda Lanzillotta dal titolo "Questione femminile, questione Italia".
Nel corso dell’evento, collegati alla presentazione del Manifesto per una Pubblicità Consapevole proposto da Pari o Dispare, verranno proiettati alcuni video del format La Réclame, realizzati dalla casa di produzione Non Chiederci La Parola. Si tratta di un progetto artistico in web video series, creato grazie al bando Fondazione Cariplo sulla creatività giovanile, che partendo dalle pubblicità (manifesti o spot) che colpiscono l’immaginario collettivo attraverso l’uso inappropriato del corpo femminile, intende illustrare in modo ironico e disincantato, con un commento di voce fuoricampo, i meccanismi che sottendono all’utilizzo inadatto, fuori luogo, a volte grottesco della figura della donna.

La Réclame - Trailer from nonchiedercilaparola on Vimeo.

domenica 16 gennaio 2011

Invito al cinema


Nel film ‘We want sex’ il racconto della prima grande rivendicazione salariale delle operaie della Ford nell’Inghilterra del ’68. La pellicola rende omaggio alla prima grande rivendicazione salariale che, nel 1968, condusse un agguerrito gruppo di operaie ad ottenere dal governo la parità di retribuzione con gli uomini. Ambientato a Dagenham, nel cuore industriale dell’Essex (Inghilterra): la fabbrica della Ford dà lavoro a 55mila operai, che costruiscono automobili, ed a 187 donne, addette alla cucitura dei sedili delle auto in un’ala della fabbrica che ormai cade a pezzi. Sottopagate rispetto agli uomini e costrette a lavorare in condizioni insostenibili, le lavoratrici perdono definitivamente la pazienza quando vengono ri-classificate professionalmente come “operaie non qualificate”. Grinta, unità e pragmatismo costituiscono il motore di questa battaglia, il cui scopo sarà quello di ottenere un diritto in apparenza evidente: la parità, non contro qualcuno, ma per se stesse e per il proprio lavoro. Dopo aver scoperto che i sindacalisti che le rappresentano sono quasi tutti in mala fede, con grande coraggio, buonsenso ed ironia, queste madri di famiglia inizialmente prese poco sul serio, riescono a farsi ascoltare dalla comunità locale, dai capi d’azienda e dal governo. Rita O’Grady, la protagonista del film - un personaggio di fantasia che diventa “leader per caso” - sarà un’avversaria non facile per gli oppositori maschi e, insieme alle colleghe Sandra, Eileen, Brenda, Monica e Connie, guiderà lo sciopero delle operaie, che paralizzerà la produzione, ponendole basi per la legge sulla parità di retribuzione e conquistando il rispetto e l’alleanza del ministro del lavoro Barbara Castle per affrontare il Parlamento. L’abile regia di Nigel Cole (chi non ricorda “L’erba di Grace”?) intreccia storia sociale, satira di costume, impegno politico, dilemmi psicologici, utilizzando al meglio un superbo cast dove la componente femminile sovrasta quella maschile sia per lo spessore dei personaggi che per le prove attoriali, con la ovvia eccezione di Bob Hoskins, nel ruolo del delegato sindacale dello stabilimento di Dagenham, complice divertito e solidale delle operaie in rivolta.. Determinante il ruolo della produttrice Elizabeth Karlsen (Number 9 Films), nonché l’aver allestito il set in Galles in una fabbrica abbandonata che in passato ospitava 5mila persone ed è stata chiusa definitivamente di recente, con un effetto sulla comunità locale simile a quello mostrato nel film. A completare la forza della pellicola, acconciature, make-up ed abiti coloratissimi, rigorosamente vintage.

sabato 15 gennaio 2011

Caro Giuliano Pisapia...

Di Nuovo Milano e altre associazioni milanesi hanno inviato questa lettera al candidato sindaco Giuliano Pisapia. Potete farla circolare e firmarla - come singole e come associazioni - scrivendo all'indirizzo ledonneapisapia@gmail.com

Caro candidato sindaco,

le dichiariamo subito che prendiamo sul serio le sue proposte e ci aspettiamo che siano realizzate e non lasciate nel cassetto dei buoni propositi sbandierati nella campagna elettorale e poi subito dimenticati.

Sembrerebbero, le sue idee, proposte normali e di buon senso, se non fosse che viviamo in un paese anomalo.

Una delle anomalie di questo paese è che gli uomini hanno pensato di fare a meno delle donne, del loro pensiero, della loro presenza. E negli ultimi 15 anni questa negazione ha assunto le sembianze di un accanimento sul corpo delle donne, di cui abbiamo esperienza quotidiana. Come se, nel momento in cui le donne cercano di esserci - e ci sono sempre di più - con la loro testa, con la loro intelligenza, tanto più si infierisse sul loro corpo: e parliamo di violenza come di rappresentazione e di immagine.

Il problema di questo Paese allora non sono le donne, ma gli uomini e l’organizzazione culturale, politica, sociale ed economica che hanno messo in piedi. Quindi il problema non è di “dedicarsi alle donne”, ma di scardinare sistemi obsoleti, di riscrivere lo statuto di donne e di uomini nella relazione tra loro.

Non è utile fare illazioni su ciò che le donne vogliono o non vogliono. E’ necessario chiederlo a loro. Di solito si affronta la domanda posta dalle donne come se in casa si dovesse riparare una piccola perdita d’acqua. E se invece fossero da cambiare tutte le tubature? E’ esattamente quello che pensiamo: bisogna rovesciare l’ottica e scardinare modi di pensare alla città e al suo funzionamento come se fosse abitata da un unico soggetto, maschio, adulto e autosufficiente. La città che noi conosciamo, di cui le donne sono l’architrave, è invece un luogo in cui si incrociano biografie e generazioni, in cui si intrecciano e talvolta confliggono tutti gli aspetti del vivere di ciascuno di noi. Ed è a questa complessità che un sindaco deve dare attenzione, senza accontentarsi di una risposta amministrativa ai bisogni.

Noi non faremo un elenco dettagliato di richieste, proprio perché pensiamo fondamentale “ cambiare le tubature” e non tamponare le falle. Pensiamo però che sono due le gambe, entrambe necessarie, sulle quali far camminare la città.

Ø La prima è la presenza di donne nella composizione delle liste elettorali e nelle posizioni decisionali a livello di giunta, di consiglio comunale, nella macchina amministrativa, negli enti partecipati, non solo in nome di una generica rappresentanza paritaria quanto perchè è necessario che l’agenda delle priorità sia decisa da donne e da uomini. Perchè si affermi una visione meno limitata e meno arrogante della realtà.

Ø La seconda è l’attenzione alla qualità della vita quotidiana di donne, uomini, bambini e anziani, nativi e migranti. La qualità della vita si esprime in indicatori non solo monetari, quelli del Pil per intenderci, ma anche concreti come la salute, intellettuali come l’istruzione, giuridici come i diritti. Guarda al benessere, in termini di formazione di capacità umane, di possibilità per ciascuno e ciascuna di dare il meglio di sé in un contesto sociale. In questa chiave intendiamo il bilancio di genere, come uno strumento necessario affinchè le politiche del lavoro, le politiche sociali, dei trasporti, della mobilità, della cultura e dell’istruzione siano attraversate dal fatto che al mondo ci sono uomini e donne. Perché ciò che non si misura non si può cambiare.

Prime firmatarie

Usciamo dal Silenzio, Libera università delle donne, Di Nuovo Milano, Amiche di ABCD, Donne in Quota, Fondazione Badaracco di studi e documentazione delle donne, ArciLesbica Milano

giovedì 13 gennaio 2011

Risposta dello IAP alla segnalazione della pubblicità offensiva "Pelle conciata al vegetale in Toscana"

Il Comune di Torino aveva prontamente segnalato all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblica il messaggio pubblicitario "Pelle conciata al vegetale in Toscana"perchè altamente offensivo della dignità della donna.

Ecco la risposta dello IAP e possiamo ben dire che vigilare e usare gli strumenti di cui ci siamo dotate in questo campo è molto importante e, come leggerete, estremamente efficace!!

Spettabile
Comune di Torino
V.d.G. Settore Pari Opportunità, Politiche di Genere e dei Tempi della Città


Segnalazione messaggio pubblicitario “Pelle conciata al vegetale in Toscana”

diffuso attraverso un calendario da tavolo allegato alla rivista “Rolling Stone” n. 87 - gennaio 2011

Con riferimento alla segnalazione in oggetto, comunichiamo che il Comitato di Controllo in data 13/1/11, ha emesso ingiunzione di desistenza dalla diffusione del messaggio per la violazione degli artt. 1 - Lealtà della comunicazione commerciale - e 10 - Convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona - del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

L’organo di controllo ha ritenuto tale comunicazione offensiva della dignità della persona, in quanto il corpo femminile viene equiparato alla “pelle conciata”, ovvero sia ad un prodotto che ad un animale, ovvero un animale ucciso, sezionato e trasformato in prodotto di lavorazione, rilevando pertanto il contrasto con l’art. 10 del Codice, secondo cui “la comunicazione commerciale deve rispettare la dignità della persona umana in tutte le sue forme ed espressioni”.
Il Comitato ha altresì rilevato la violazione dell’art. 1 del Codice “La comunicazione commerciale deve evitare tutto ciò che possa screditarla”, ritenendo il messaggio un esempio di forma comunicazionale che danneggia il credito dell'istituzione pubblicitaria nel suo complesso considerata.

Si precisa che il provvedimento ingiuntivo acquisterà efficacia di decisione allo scadere del termine previsto ex art. 39 del Codice, ovvero il 24 gennaio p.v. qualora la parte non proporrà motivata opposizione.

Ringraziando per l’apprezzata collaborazione, porgiamo i migliori saluti.


I.A.P.
La Segreteria
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martedì 11 gennaio 2011

"Un altro contributo all'abbattimento della dignità delle donne nel nostro paese"

Ho ricevuto questo comunicato stampa da: Unaltracittà - lista di cittadinanza di Firenze e purtroppo, dobbiamo registrare ancora una volta quanto la pubblicità, usi per i propri scopi, immagini lesive della dignità delle donne.
Benchè molti Comuni, l'istituto di autodisciplina della Pubblicità e molte associazioni si stanno
impegnando per non permettere che la pubblicità venga usata per calpestare la dignità della donna, questo fenomeno non si arresta.
Lascio a voi ogni commento su questa campagna pubblicitaria!

Un pube al mese per pubblicizzare il consorzio dei conciatori
Calendario Toscani, Francesca Conti e Ornella De Zordo:
"Un altro contributo all'abbattimento della dignità delle donne nel nostro paese"

" 'Vera pelle conciata al vegetale', ecco cosa sono le donne in Italia oggi. Oliviero Toscani, fotografo noto per le campagne pubblicitarie del gruppo Benetton negli anni '80 e il consorzio dei conciatori di Ponte a Egola danno il loro contributo all'abbattimento della dignità delle donne in atto da molti anni nel nostro paese, grazie ad un calendario che presenta un pube al mese.

Ormai da lungo tempo pubblicitari invecchiati e in crisi di creatività non trovano di meglio che corpi femminili esibiti, quando non brutalizzati, per pubblicizzare qualsiasi tipo di prodotto: dalle mattonelle ai pannelli solari. Del resto, la maggioranza dei maschi bianchi, eterosessuali e anziani che rappresentano la decandente e incapace classe dirigente italiana sembrano non riuscire più a vedere nelle donne nient'altro che corpi, se non addirittura parti di corpo. Come possono persone adulte e responsabili non vedere che la riduzione delle donne a corpo, ormai quasi sempre privato di un volto e di una testa, rappresenta una sorta di violenza virtuale che porta dritti alla violenza vera? Come si può non riuscire a capire che l'immagine di una donna ridotta esclusivamente a pezzi di carne apre la porta allo stupro, alle lesione e all'omicidio di donne vere e dotate di pensiero? La parte per il tutto della pubblicità diventa una sorta di sineddoche della violenza.

Un messaggio come quello del calendario dei conciatori di Ponte a Egola non è più una provocazione, (Toscani ripete da 30 anni le stesse provocazioni) ma soltanto anacronistica irresponsabilità. Riteniamo inaccettabile che venga realizzato un calendario come questo nel nostro territorio, da sempre attento ai diritti e alla dignità delle donne, tanto che nella seduta dedicata alla giornata contro il femminicidio celebrata in tutto il mondo il 25 di novembre è stata approvata all'unanimità a mozione N. 1085/2010 “Adesione alla campagna UDI per contrastare la pubblicità offensiva della dignità delle donne” proposta dai gruppi consiliari perUnaltracittà, Gruppo Spini per Firenze e Sinistra Ecologia e Libertà con la quale il Consiglio comunale si è impegnato a non permettere l'affissione nel territorio fiorentino di quelle campagne pubblicitarie dove la dignità della donna è calpestata.

Giovedì 13 gennaio proprio a Firenze in occasione di Pitti Uomo si terrà un dibattito per presentare questo calendario che avrà come tema "La Forza della Natura. Incontro sulla Femmina"al quale parteciperanno tra gli altri Paolo Crepet, Vittorio Sgarbi e Oliviero Toscani stesso e come unica voce femminile Marina Ripa di Meana. Uomini che spesso esercitano violenza verbale verso le donne e una donna nota sola per i propri matrimoni eccellenti e per una foto nuda in una campagna contro le pellicce.
Dobbiamo dire basta a tutto questo, lo devono fare tutte le donne orgogliose delle proprie teste e dei propri corpi, dobbiamo prenderci di nuovo i nostri spazi per raccontarci da sole, in rete, sulla carta e nelle piazze per non lasciare la narrazione delle nostre vite, dei nostri pensieri e dei nostri corpi in mano a persone che ci tolgono dignità"