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Se non ora, quando?

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lunedì 28 febbraio 2011

Se... questo è un uomo

Agli uomini di Bologna

Il penoso scenario del Bunga Bunga e dell’incrocio fra potere e prostituzione, di cui il nostro Presidente del Consiglio sarebbe (secondo l'illuminante definizione del suo avvocato) l'«utilizzatore finale», offende profondamente la dignità delle donne. Offende anche gli uomini? Se sì, perché? Cosa esattamente ci infastidisce, ci indigna, ci fa arrabbiare e scendere in piazza?

Crediamo che sia necessario, come uomini, chiedercelo. Crediamo che sia necessario parlarne, perché questa squallida vicenda può essere l'occasione per una consapevolezza in parte nuova degli uomini che abitano questo paese rispetto non solo - e non tanto - a Berlusconi, ma più profondamente alla cultura sessista maschile di cui «Papi» è insieme il prodotto e, grazie alla pedagogia delle relazioni fra i generi trasmessa ogni giorno dal suo impero mediatico, anche una delle cause.

Se Berlusconi scomparisse improvvisamente per magia, tutto tornerebbe a posto? Molti in questo paese lo credono. Noi non siamo di questo parere. Per ricostruire una società davvero libera per uomini e donne il lavoro sarà lungo, e dovrà riguardare anche le concezioni e i ruoli diffusi del maschile e del femminile. Questo lavoro chiama in causa tutti e tutte. Abbiamo, come uomini, qualcosa da dire, o pensiamo che questa sia una «cosa di donne»?

Crediamo che, proprio in quanto uomini, si possa andare oltre il semplice appoggio “altruista” alle proposte e proteste delle donne. Crediamo che, a partire da una nuova consapevolezza della posta in gioco che coinvolge anche noi, come esseri umani di genere maschile, noi tutti possiamo contribuire attivamente a costruire relazioni liberate dalla misera messa in scena di una virilità disperata e disperante.

Non abbiamo ricette pronte, non proponiamo modelli e vocabolari precostituiti, non sappiamo bene dove ci porta un confronto fra uomini sul cambiamento delle relazioni di genere nella nostra società. Ma sentiamo che è arrivato il momento di provare a impegnarci insieme in questa direzione. Alcuni di noi lo fanno già, non da oggiAggiungi un appuntamento per oggi: ora forse è possibile porre le premesse per una presa di parola maschile ancora più ampia e responsabile. Non per fare un favore alle donne, ma per la libertà di tutte e tutti, quindi anche e in primo luogo nostra. Non per essere «amici delle donne», ma per provare a essere più amici innanzitutto di noi stessi.

Soprattutto dopo le straordinarie manifestazioni di domenica 13 febbraio, a cui moltissimi hanno partecipato con convinzione, crediamo che gli uomini di questa città non possano più accontentarsi di essere parte attiva del mutamento soltanto in un giorno festivo.

Se anche tu lo pensi, parliamone insieme:

giovedì 3 marzo


ore 20.30

s a l a b e n j a m i n

via del pratello 53

BOLOGNA

promuovono:

Daniele Barbieri (giornalista), Sandro Bellassai (Maschile plurale), Sandro Casanova (Maschile plurale, Lab. Smaschieramenti), Juri Guidi (Ass. Donne pensanti), Gianluca Ricciato (Maschile plurale, Lab. Smaschieramenti), Marco Trotta (mediattivista)

domenica 27 febbraio 2011

Celebrare l’8 marzo in Italia: ieri, oggi, domani

Venerdì 4 marzo 2011, ore 17.00, presso la Biblioteca di storia moderna e
contemporanea, Palazzo Mattei di Giove (Via Michelangelo Caetani 32, Roma),
in occasione della Giornata internazionale delle donne 2011 e in collaborazione con la Società italiana delle storiche, si terrà un incontro sul tema Celebrare l’8 marzo in Italia: ieri, oggi, domani, a partire dal volume Otto marzo. La Giornata
internazionale delle donne in Italia di Alessandra Gissi, Viella, 2010
. Saluti:
Simonetta Buttò. Intervengono: Maria Teresa Carbone, Vinzia Fiorino, Adriana
Nannicini, Marisa Rodano. Coordina: Stefania Bartoloni.

L’otto marzo, Giornata internazionale delle donne e data simbolo delle lotte femminili, ha ormai un secolo di storia alle spalle e, a partire soprattutto dal secondo dopoguerra, è divenuto un appuntamento fisso per migliaia di italiane. Cerimonie istituzionali, cortei, assemblee, comizi, sit-in, slogan, simboli: attraverso i rituali e le forme espressive e creative che ne hanno accompagnato
le celebrazioni nel corso del tempo è possibile richiamare temi e parole d’ordine, cogliere il loro diversificarsi negli anni, nei luoghi, nelle generazioni e descrivere il mutamento di priorità e rilevanza che ha interessato contenuti, discorsi e rivendicazioni.

Al di là della vaghezza che ancora avvolge la storia delle sue origini - e che si cerca qui di chiarire e interpretare - scopriamo così che la forma di ritualità pubblica che ruota attorno all’otto marzo ha fortemente contribuito a strutturare i caratteri profondi della cultura nazionale e, al suo interno, a segnare le linee normative dei rapporti tra i generi. Una sorta di filo rosso che ci consente di
seguire il percorso novecentesco del concetto di cittadinanza, di definire il confine tra uguaglianza e differenza, il complesso rapporto tra universo femminile e mondo del lavoro.

Alessandra Gissi insegna Storia contemporanea all’Università di Napoli “L’Orientale” e Storia delle donne all’Università di Roma Tre. Oltre a numerosi saggi apparsi su pubblicazioni italiane e internazionali, è autrice del volume Le segrete manovre delle donne. Levatrici in Italia dall’Unità al fascismo (Biblink, 2006).

Stefania Bartoloni insegna Storia dei partiti politici all’Università di Roma Tre.

Simonetta Buttò dirige la Biblioteca di storia moderna e contemporanea di Roma e la Biblioteca
Universitaria di Genova.

Maria Teresa Carbone traduttrice, autrice, organizzatrice culturale, lavora alle pagine culturali del
quotidiano “Il manifesto”.

Vinzia Fiorino insegna Storia contemporanea all’Università di Pisa.

Adriana Nannicini, psicologa del lavoro, è esperta di organizzazione del lavoro, formazione e consulenza
aziendale.

Marisa Rodano politica italiana, deputata, senatrice e parlamentare europea, è stata tra le fondatrici dell'UDI (Unione Donne Italiane) di cui è stata Presidente nazionale dal 1956 al 1960.

Per informazioni: Biblioteca di storia moderna e contemporanea, tel. 0668281739, e-mail b-
stmo.info@beniculturali.it

CRONACHE MIGRANTI- Donne fuori dai luoghi comuni

Prima Convention internazionale delle reti di giornaliste con ottica di genere

4 marzo 2011
Sala Conferenze Federazione Nazionale Stampa

5 marzo 2011
Sala di Liegro Palazzo Valentini


Partecipano le giornaliste dell’aerea Mediterranea e del Sudamerica, esperte di comunicazione, rappresentanti delle reti e dell’associazionismo.

Sono state invitate e parteciperanno le Scuole di Giornalismo di Urbino e delle Università di Roma

Promotori

Associazione Stampa Romana – Dipartimento diritti e pari opportunità

Red Mediterania

Partner internazionale

IEMED Barcellona

Partners nazionali

FSNI

Commissione delle Elette della Provincia di Roma

Commissione delle Elette del Comune di Roma

Consulta per le pari opportunità della Regione Lazio

Casa Internazionale delle Donne


Reti e riviste aderenti e/o invitate (elenco in via di definizione)

Appello Donne e Media – Noi Rete Donne - Pari e Dispare – Donne in Quota – Udi Nazionale – Controparola - Red Internacional de Periodistas con vision de genero – Reseau de femmes journalistes du Maroc - CIDEF Algerie – Nordic Women Network – Association Femmes Journalistes de France – Associaciò de Periodistas de Catalunya – AMECO Press – agencia La Indipendent - magazine womeninthecity – Feministitk Perspectiv – Il Paese delle Donne – mensile Noidonne – donnainnetwork - Società Italiana delle Storiche - Geena Davis Institut for Gender and Media - Filomena La rete delle donne – Rete Appello Non considero normale – Zeroviolenzadonne – FILWP- CEDAW Italia – Rete Choisir – AFFI – Gruppo Donne Copeam – Legendaria –Udi Romana La Goccia -

Rimettiamo al mondo l'Italia

8 marzo 2011 – Se non ora quando? Adesso

RIMETTIAMO AL MONDO L’ITALIA

L’Italia non è un paese per donne e noi vogliamo che lo sia.
Nell’anno in cui si celebra il 150esimo dell’Unità d’Italia, diamo ancora più valore all’8 marzo, giornata nata più di un secolo fa per onorare le lavoratrici di tutto il mondo, diventata nel tempo festa delle donne e oggi occasione di rinascita per il nostro Paese.
Vogliamo un’Italia capace di stare nel mondo, in modo aperto e solidale con tutti i popoli, soprattutto con quelli che lottano per la libertà come ora quelli del Nord Africa.
Vogliamo che l’8 marzo sia, come il 13 febbraio, il giorno di tutte.
Delle donne che lavorano stabilmente fuori e dentro casa, di quelle che cercano lavoro e non lo trovano, delle lavoratrici costrette al lavoro nero, delle licenziate, delle precarie, delle tante che hanno lasciato lontano le loro famiglie per occuparsi delle nostre, e delle donne ridotte in schiavitù.
In Italia è diffusa una precarietà che non è solo di lavoro ma di vita. Coinvolge un numero crescente di donne e uomini.

Per tutti è un’ipoteca pesante sul futuro, ma la precarietà che pesa sulle giovani donne condiziona l’intera comunità nazionale e le sue prospettive. In Italia avere figli, una famiglia, è da tempo diventato un lusso. Noi vogliamo che per tutte e tutti esista la libertà di scegliere se e quando diventare genitori.
Perché si possa scegliere è necessario:

Congedo di maternità obbligatorio e indennità di maternità. Congedo obbligatorio di paternità. Norme che impediscano il licenziamento “preventivo”: niente più dimissioni in bianco.
Con il 13 febbraio abbiamo detto che la libertà, la dignità e la vita delle donne sono il presente e il futuro del paese, e il modo in cui vengono o non vengono raccontate nell’informazione e nei media è una grande questione nazionale.
Vogliamo perciò che questo 8 marzo sia anche la giornata in cui si discute di come i media rappresentano la realtà e del mestiere di giornalista.
Pensiamo che l’immagine dominante delle donne non possa ridursi al riflesso di un desiderio maschile stereotipato. Vogliamo un’informazione rispettosa e veritiera che dia conto di come le donne contribuiscono a costruire l’Italia.

Se non ora quando? Adesso
L’8 MARZO 2011 RIMETTIAMO AL MONDO L’ITALIA
Comitato SE NON ORA QUANDO

Iniziative al femminile



In occasione della giornata di premiazione del Sabaoth International Film Festival, a Milano, il 5 Marzo, alle ore 14.30, presso lo Spazio Oberdan, in Viale Vittorio Veneto 2, si terrà il convegno "Dare voce a chi non ha voce" che, ad ogni edizione del Festival, tratta di una tematica inerente ai diritti umani. Quest’anno l’attenzione è puntata sulla violenza contro le donne: sono in programma cortometraggi e tavole rotonde per disegnare un quadro della situazione e ciò che può essere fatto per prevenire e fronteggiare la drammaticità del fenomeno. Per informazioni e per il programma consultare il sito www.sabaothfilmfestival.com.

Da non perdere "Sguardi altrove", la XVIII edizione del Festival Internazionale di regia femminile che si svolgerà dall'8 al 13 Marzo a Milano. Per informazioni e per il programma completo del Festival consultare il sito www.sguardialtrove.it.

domenica 20 febbraio 2011

Verso l'8 marzo

Rieccoci! L'8 marzo si avvicina. Cosa state organizzando nelle vostre città? E cosa vi aspettate da Se Non Ora Quando?
Stiamo lavorando perché la storica data di celebrazione delle donne diventi un altro grande momento di mobilitazione collettiva, che ci veda di nuovo tutte unite.
Il comitato 13 febbraio non si è sciolto ma è diventato permanente. Per questo vi lanciamo l'invito a creare comitati o mantenere in vita i comitati già costituiti nelle vostre città e a continuare a discutere collettivamente nelle scuole, nelle università, nei luoghi di lavoro, tra le amiche, insomma dovunque per non disperdere l'esperienza dello stare assieme vissuta il 13 e in preparazione del 13.
Nei prossimi giorni sul blog della mobilitazione sapremo dare maggiori indicazioni per la Festa della Donna.
Non ci fermiamo!

martedì 15 febbraio 2011

Piazza del Popolo in rosa



Quattro radical chic a passeggio?

lunedì 14 febbraio 2011

Alcuni dei discorsi di Piazza del Popolo









Il video integrale della manifestazione e tutti gli interventi di Piazza del Popolo si trovano su Repubblica TV
Su YouTube i video di Milano, Torino, Bologna , Napoli e di decine di altre città!


Se non ora quando? ADESSO!



Grazie a tutte le donne e gli uomini che sono scesi in piazza insieme a noi!

giovedì 10 febbraio 2011

Murgia: perché il 13 febbraio dobbiamo scendere in piazza

"Libertà di scelta? E chi la mette in dubbio. Quello che io credo è che non esista, non possa esistere un diritto a farsi usare. Non in un contesto in cui non esistono alternative. Se non teniamo conto di questo, è come se ci mettessimo a dire che esisteva un diritto degli schiavi d'America a farsi schiavizzare solo perché molti di loro, non avendo conosciuto la libertà, combattevano a fianco dei loro padroni nella guerra di secessione".

"E' come se, guardandosi attorno, ovunque ci fossero scritte che dicono 'Bella è meglio di normale' o 'Furba è più fruttuoso che intelligente' e così via. E allora di che libertà stiamo parlando? Nessuno contesta il diritto di vendersi delle donne che, consapevolmente, scelgono di farlo. Figuriamoci. Il 13 bisogna andare in piazza, e bisogna farlo per dire che c'è un'altra storia. Che non viene raccontata coi megafoni, ma non per questo è meno vera: si può essere se stesse e venire accettate".

"Non andiamo in piazza per lagnarci, perché se c'è una cosa di cui siamo sicure è il linguaggio della vittima agevola quello del carnefice. Saremo lì a dire quello che pensiamo, e va bene se c'è chi risponderà che siamo bigotte, moraliste, gelose, perfino antipatiche. Ebbene, se c'è un nuovo modo di portare avanti delle battaglie, oggi, questo prevede anche che si accetti di essere antipatiche. Assumendosene la responsabilità. Perché non c'è niente di peggio che tacere il proprio pensiero per paura di venire giudicate".

Leggi l'intervista a Michela Murgia, su AVoiComunicare 9 febbraio 2011

martedì 8 febbraio 2011

Isabella Ragonese - Se non ora quando?

Videolettera per il 13 febbraio

"Libere" a Roma il 10 febbraio

giovedì 10 febbraio ore 21.00 allo Spazio DaSud in via Gentile da Mogliano 170

L' ITALIA NON E' UN PAESE PER DONNE
Maria Marino e Anna Carabetta in “Libere”


“Ci avete educato alla libertà, al rispetto di noi stesse,
siamo andate nel mondo piene delle vostre aspettative.
...Solo che fuori non ne sapevano niente
e tutto andava nel solito vecchio modo.”

Sono le parole che la giovane protagonista rivolge ad una donna matura in un confronto nato all’ insegna di una distanza, quasi di un’ inimicizia. Che però si trasforma via via in un dialogo nel quale affiorano affinità e aspirazioni comuni.

Una piéce teatrale per discutere della manifestazione del 13 Febbraio e della nostra realtà sociale, perchè le donne italiane si collocano tra gli ultimi posti in Europa per libertà e condizioni di vita mentre l’ultimo show del presidente del consiglio relega il ruolo della donna ai peggiori stereotipi.
Una serata per discutere di come rimettere al centro i nostri desideri e gettare le basi per costruire un nuovo immaginario che affermi la vera libertà delle donne.

Libere è stato scritto da Cristina Comencini per Di Nuovo, un’associazione di donne che in un documento condiviso spiegano perché non si riconoscono nella rappresentazione dei media che lede la dignità delle donne e ne sottrae la realtà, preoccupate per la crescente quantità di episodi di violenza di genere inversamente proporzionale al tasso di occupazione che è il più basso in Europa, per la precarietà delle conquiste, le difficoltà del lavoro e della maternità, l’insufficienza del welfare.

lunedì 7 febbraio 2011

Rendere visibile l'invisibile

di Maria Serena Sapegno

La mobilitazione del 13 febbraio che chiama nelle piazze di almeno sessanta città di tutta Italia le donne di ogni età e provenienza, di diverse convinzioni politiche e collocazione sociale, e invita anche gli uomini che ne capiscano il senso e la complessità, è organizzata da un gruppo di donne anch’esse molto diverse tra loro. Non ha ‘mandanti’ o burattinai, come alcune/i temono, e soprattutto ha come scopo fondamentale quello di imporre il rispetto per le donne. PER TUTTE LE DONNE.

Si tratta di una manifestazione profondamente politica, quindi, che non cerca la mediazione di partiti o gruppi politici, ma si rivolge direttamente a tutte le donne, dal momento che gli uomini non sembrano avere la lucidità politica di sentirsi chiamati direttamente in causa dall’immagine sgangherata e violenta di un potere fallocratico tanto più fragile quanto più arrogante. Un potere fondato su un dominio antico, quello di un sesso sull’altro, rinnovato ora solo superficialmente.

Ciò che abbiamo letto nelle settimane passate non è solo il rivelarsi di una scena privata dalle tinte patetiche e grottesche, come è stato rilevato da più parti. È prima di tutto l’emergere con lampante chiarezza di un sistema di corruzione premoderno, secondo il quale per chi può accedere alla corte del generoso feudatario e fornirgli ciò che il capriccio del momento detterà, sono in serbo non solo doni ingenti e imprecisati, dai gioielli, a rilevanti somme di danaro, a proprietà immobiliari, a carriere fulminanti in televisione, ma perfino la possibilità di accesso a cariche pubbliche ed istituzionali. È inoltre rilevante che a tale corte siano invitate quasi esclusivamente donne giovani (perfino minorenni) e molto belle, in gruppi numerosi, rappresentazioni viventi delle proiezioni del desiderio maschile che hanno la funzione di confermare, rassicurandolo. Esattamente in diretta continuità con quello che accade da parecchi anni sugli schermi della nostra televisione dove non c’è donna che non sia immagine di quel desiderio compulsivo che va blandito, nella rassicurazione che tali bellissime donne mute non desiderano che provocarlo e poi compiacerlo, non vivono che per questo.

C’è un rapporto diretto tra tale ripetitiva rappresentazione e le scandalose cifre sulla assenza delle donne dai ruoli decisionali, pubblici e privati, sulla disoccupazione femminile, sulla denatalità, sulla mancanza di servizi all’infanzia e agli anziani, che collocano l’Italia ai posti più bassi delle classifiche internazionali. Eppure le donne italiane hanno fatto un lungo cammino, sono molto più forti e consapevoli, sono diffuse in tutta la società con i loro talenti.

Il fatto è che lo sguardo e la voce delle donne su di sé e sul mondo, conquista epocale del femminismo, non conosce quasi spazio pubblico, quello spazio occupato pressoché integralmente dallo scandaloso monologo e dal solo sguardo degli uomini. Per questo è uno spettacolo umiliante e lo è in modo particolare per gli sguardi di giovani e giovanissimi/e che non hanno mai visto altro e lo considerano perciò naturale. Ma al di là del suo essere umiliante, stiamo parlando di una rappresentazione del rapporto tra i sessi e di modelli di genere che hanno una forte valenza politica: parlano di dominio e sottomissione, di cancellazione della differenza, di misoginia e omofobia, di violenza e disprezzo.

È necessario certo denunciare la tacita complicità degli uomini, il loro liquidare tali questioni come poco importanti, materia da barzellette, a meno che non ci sia un reato, l’assoluta incapacità di vederne la rilevanza politica, anzi l’insofferenza e il fastidio per chi lo faccia, che manifestano in realtà le implicazioni profonde. Ma anche notare quante siano le donne stesse che ostentano indifferenza e la convinzione che altri siano i veri problemi.

Per questo abbiamo deciso che si era ormai toccato il fondo e non si poteva più rimandare: Se non ora quando? Era necessario compiere un gesto forte che avesse la capacità di produrre estraniamento, di rendere cioè di nuovo ‘visibile’ quello che non vediamo più perché siamo assuefatti a considerare normale, qualcosa che non ci riguarda e tocca solo gli altri. Perché invece ci riguarda tutte e tutti e incide molto profondamente, perfino al di là della nostra consapevolezza, sulla nostra convivenza civile.

C’era bisogno di questo? E a cosa può servire?

Siamo convinte che il gesto simbolico di invitare le donne a scendere in piazza insieme, al di là di ogni schieramento e comprendendo le tante differenze che ci caratterizzano, abbia innanzitutto il senso ancora una volta di un reciproco riconoscimento, e possa rappresentare la grande forza delle donne come dato politico da imporre all’opinione pubblica e come capitale di cui l’Italia ha grande bisogno.

Certo non basta. Perché non è la prima volta, e perché le manifestazioni sono solo un momento che deve pesare in un processo ben più ampio. Non basterà per noi e non può e non deve bastare per i tanti uomini della politica che in questi giorni accettano il nostro invito pubblicamente: va bene sentirsi civili ed evoluti per un pomeriggio, anche se con grave ritardo, ma saranno chiamati a dare prova concreta della loro ‘amicizia’ in politica, salvo perdere il voto delle donne. E non entro qui nel vero tema di fondo dell’identità sessuale maschile, della disponibilità o indisponibilità a prendere atto della sua crisi profonda senza pericolose nostalgie, ciò di cui argomenta da anni e anche in questi giorni, apparentemente inascoltato, il gruppo Maschileplurale: è problema degli uomini e della loro credibilità. Parlo invece di rapporti di forza, di spazio alle donne, e in particolare alle giovani donne, in tutte le sedi, parlo di leggi, di cambiamento dell’organizzazione del lavoro e della società, per permettere concretamente alle donne la pratica di una piena cittadinanza.

Quanto a noi donne che, come è stato ricordato, non siamo mai state zitte, si tratta di trovare collettivamente modi nuovi e più efficaci di far sentire la nostra voce anche nello spazio pubblico. L’associazione DiNuovo, che ha dato il via iniziale alla mobilitazione, che poi sta crescendo anche da sola per l’incrociarsi e il sovrapporsi di tanti motivi, ma soprattutto per il grande desiderio di tante donne di esprimere la propria rabbia e la voglia di cambiamento, desiderio della cui vastità nessuno si era reso conto, nasce proprio su questo tema. Far pesare la forza delle donne nello spazio pubblico. Esprimere tale forza trasversale e autonoma collegando le tante realtà di donne attive e coscienti di questo paese, aprire a tutte le donne che siano interessate, coinvolgere le giovani donne che avevano creduto alla promessa di parità e pagano più di altri la caduta delle illusioni.

Vedremo chi vorrà impegnarsi, cercheremo insieme le forme più idonee e rispettose delle grandi diversità e proveremo a mettere insieme il patrimonio di esperienze e di capacità, la straordinaria ricchezza che caratterizza la variegata realtà delle donne, al fine di accrescerne il peso e l’impatto, perché è in questa direzione, piuttosto che nello sforzo infinito a sorreggere il gioco degli altri, che deve andare il vero contributo delle donne alla crescita di questo paese.

Aggiornamenti città per città

Tantissime le iniziative per la giornata di mobilitazione del 13 febbraio Se non ora quando?
Gli appuntamenti vengono aggiornati ogni giorno su http://senonoraquando13febbraio2011.wordpress.com
Segnaliamo quelli pervenuti fino ad ora:

Se non ora quando a...

ALESSANDRIA – 13 febbraio, ore 16.30, piazza della Lega

ALTAMURA (BA) – l’Associazione AltRamura ha organizzato un FLASH MOB per il 13 febbraio, ore 12.30 in piazza Duomo. Per info e adesioni: altramura@gmail.com e pagina Facebook http://www.facebook.com/event.php?eid=185262418160794#!/event.php?eid=185262418160794

ANCONA – 13 febbraio, spazio antistante il Teatro delle Muse, piazza della Repubblica. La manifestazione si svilupperà con un corteo (da definirsi) e ci saranno letture in piazza.

ANDRIA (BT) - 13 febbraio, ore 18.30 Viale Crispi, mobilitazione per la manifestazione nazionale SE NON ORA QUANDO…Tutte/i coloro che parteciperanno portino con sè un fiore da offrire alla dignità di questo Paese calpestata più e più volte…

AOSTA – 12 febbraio, ore 17, piazza Chanoux

ARCORE – 13 febbraio, ore 16.00, Largo Vela (Villa Borromeo)

AREZZO – 13 febbraio, ore 16.30 ritrovo in Piazza Guido Monaco, ore 17.00 partenza del corteo e arrivo in Piazza San Francesco. Info: arezzo.senonoraquando@gmail.com

ASCOLI PICENO – 13 febbraio, ore 11.00, raduno in Piazza Arringo

BARI – 13 febbraio, manifestazione alle 14, Piazza del ferrarese

BASSANO DEL GRAPPA – Domenica 06 febbraio 2011, ore 14.45, riunione organizzativa per definire i dettagli della manifestazione presso il Caffè dei Libri in Vicolo Gamba.

BELLUNO – 13 febbraio, ore 11.00 Piazza dei Martiri

BIELLA – 13 febbraio, ore 14.30, davanti ai giardini Zumaglini

BOLOGNA – presidio 3 febbraio ore 18.30, piazza Nettuno, durante il quale si deciderà luogo e modalità della manifestazione del 13

BOLZANO/BOZEN – 13 febbraio, dalle ore 14.30 alle ore 17.00, Ponte Talvera – Lato Theiner – Incrocio Via Museo-Via Rosmini. Organizza l’Associazione/Verein ProPolis – Pillole di Democrazia

CAGLIARI – 13 febbraio, ore 11.00, piazza Amendola – sit in con letture in piazza

CALTAGIRONE (CT) – 13 febbraio, ore 10.30, in Piazza Municipio

CASERTA - ore 10.30 a Piazza Dante

CASTELLAMMARE DI STABIA (NA) – 13 febbraio, ore 10.30, Villa Comunale (presso Cassa Armonica)

CATANIA – 13 febbraio, ore 10.30, FlashMob presso la “villa comunale Bellini”

CATANZARO – 13 febbraio, ore 17.00, Piazza della prefettura. Prima del sit-in pomeridiano: alle 10,30, presso la sede dell’Associazione Il Campo-via Iannoni n.43 – per condividere le ragioni della giornata di mobilitazione

CINISELLO BALSAMO (MI)- 13 febbraio, ore 10, piazza Gramsci

COSENZA – 13 febbraio, ore 10.00, Corteo da Piazza Fera a piazza XI settembre

CREMA – 13 febbraio, ore 15.30, piazza Duomo

CREMONA – 13 febbraio, ore 15, giardini pubblici

CUNEO – 13 febbraio, ore 15,00, piazza Europa

FIRENZE – 13 febbraio, ore 14.00, piazza della Repubblica

FOGGIA – 13 febbraio, ore 17.00, piazza Cesare Battisti

FOSSANO (CN) – 13 febbraio, ore 10.30, piazza manfredi

GAVOI – 7 febbraio, ore 18.00, appuntamento via Roma (SEDE EX P.C.I.) per organizzare la mobilitazione del 13 febbraio

GENOVA – 13 febbraio, ore 11, da Piazza Caricamento a Piazza De Ferrari – con strumenti musicali, fischietti e tutto quanto possa fare rumore – indossare una sciarpa bianca

IMPERIA – 13 febbraio, ore 11 in P.zza De Amicis (Porto d’Oneglia)

LECCE - 13 febbraio, ore 18:00 in Piazza Sant’Oronzo

LECCO – 13 febbraio, ore 14.30, piazza Garibaldi o Cermenati. Per contribuire all’organizzazione donne@pdlecco.it.

LUCCA – 13 febbraio, ore 15.30 Piazza S. Maria

MACERATA – Iniziativa di mobilitazione delle donne di Macerata e provincia, 13 febbraio, ore 15.30, piazza Vittorio Veneto (nota come P.zza San Giovanni)”SE NON ORA QUANDO?” per info: www.odg-isrec.com/

MESSINA – 13 febbraio, ore 10.00, Piazza Cairoli

MANTOVA – 13 febbraio, ore 15.00, Piazza Mantegna

MILANO – 13 febbraio, ore 14.30 Piazza Castello. Per chi desidera contribuire all’organizzazione contattare dinuovo.milano@gmail.com

MODENA – 13 febbraio, ore 15.00, Piazza Matteotti

MOGLIANO VENETO (TV) – 13 febbraio, dalle 10.00 alle 12.00 ci saremo anche noi. Leggeremo, in tanti, gli interventi di tutte le donne e tutti gli uomini che troveremo pubblicati su stampa e web in relazione alla situazione che stiamo vivendo rispetto alla realtà femminile

MORCIANO DI ROMAGNA (RN) – 13 febbraio, ore 14.30, Piazza del Popolo

NAPOLI – 13 febbraio, ore 10.30, luogo da definire

ORVIETO – 13 febbraio, ore 16.30, Duomo di Orvieto

PADOVA – 13 febbraio, ore 15,30, piazza dei Signori

PALERMO – 13 febbraio, ore 10.00, Piazza Massimo

PARMA – 13 febbraio, ore 10.00, Piazza Garibaldi!

PASSO CORESE / FARA IN SABINA (RI) – 13 febbraio, ore 15.00, P.zza della Libertà

PAVIA – 13 febbraio, ore 15.00, presidio in Piazza della Vittoria

PERUGIA – 13 febbraio, ore 14, flash mob in piazza della Repubblica

PESARO E URBINO – l’ARCI sta organizzando la mobilitazione per queste città (tel. 0721. 34348)

PISA – 13 febbraio, ore 14,30, Logge di Banchi manifestazione con corteo fino a Piazza dei Miracoli(da confermare con la questura)

PORDENONE – 12 febbraio, mercato piazza XX Settembre (confermateci l’orario!)

POTENZA – 13 febbraio, ore 10.30, Piazza Mario Pagano

RAVENNA – 13 febbraio, ore 14.00, presidio a Piazza del Popolo

REGGIO CALABRIA - 13 febbraio, ore 17.00, Piazza Biagio Camagna

RIETI – 13 febbraio, ore 14.00, Piazza Vittorio Emanuele II. Per info: 0746-270203

ROCCELLA JONICA – 13 febbraio, ore 10.30, piazza San Vittorio/Convento dei Minimi – alle ore 19.00 spettacolo Libere, atto unico di Cristina Comencini, con Anna Carabetta e Maria Marino, regia Dora Ricca presso l’ex Convento Dei Minimi

ROMA – 13 febbraio, ore 14.00 a Piazza del Popolo. Per chi vuole partecipare al flash mob l’appuntamento è sempre alle ore 14.00 alla terrazza del Pincio.

SALERNO – 13 febbraio, ore 10.00, Piazza Santini di Capaccio, organizzano le donne del “Comitato Stazionati” e del “Circolo Legambiente Paestum”

SAN MINIATO (PI) – 13 febbraio, ore 10.00, sit in manifestazione nella piazza del Bastione

SASSARI - 13 febbraio, ore 11.00, Piazza Italia

TARANTO – 13 febbraio, ore 18.00, Piazza della Vittoria. Mercoledì 9 è in programma un incontro presso la locale sede dell’auser per stabilire le modalità

TORINO – 13 febbraio, ore 14.30, piazza San Carlo

TREVISO 13 febbraio, ore 10.00, Piazzetta Aldo Moro/Piazza dei Signori

TRIESTE – 13 febbraio, ore 11, Piazza Unità d’Italia, davanti alla Prefettura

UDINE – 13 febbraio, ore 14/14,30, piazza XX Settembre (da confermare) – riunione silenziosa con foto di gruppo

VENEZIA – 13 febbraio, campo Santa Margherita dalle ore 10.30 alle ore 12.30: letture, interventi teatrali, musica : per informazioni e adesioni http://www.comune.venezia.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/42845)

VERONA – 13 febbraio, ore 15.00, Piazza Bra. Il 7 febbraio alle ore 20.30, p.zza Cittadella 22 incontro organizzativo

VICENZA – 13 febbraio, ore 14, piazzale De Gasperi – corteo fino a piazza Matteotti (ore 15)

domenica 6 febbraio 2011

Vi siete proprio sbagliate: noi andiamo in piazza anche per Ruby, non contro di lei

In risposta all'articolo “Amiche di sinistra, non andate in piazza contro altre donne” - Intervista a Pia Covre di Angela Azzaro su "Gli Altri"

Cara Angela Azzaro, cara Pia Covre,
perché secondo voi le donne il 13 non devono andare in piazza? Siete veramente sicure di voler dire alle donne italiane "Non andate in piazza contro altre donne", come dice il titolo dell'intervista di Angela a Pia? O volevate invece dire "Andate in piazza si, ma contro Berlusconi, non contro altre donne?" Che è cosa ben diversa!!!
Mi sorge questo dubbio perché dalle cose che dice Pia Covre ad Angela Azzaro mi sembra che Pia chieda la seconda cosa, non la prima, e che la titolatura dell'intervista sia, semplicemente, sbagliata, e introduca una forzatura di posizione che, nelle parole di Pia, non c'è.
Intanto, cara Angela Azzaro, nell'appello che ha lanciato la mobilitazione del 13 febbraio, non vi è una singola parola o frase di condanna alle donne che sono andate alle feste di Arcore. E ' semplicemente ridicolo pensare che da parte nostra possa essere nuovamente proposta la divisione delle donne in due, le sante e le puttane, dove da un lato stanno le vergini e le mogli legittime , e dall'altro stanno le lavoratrici del sesso e tutte quelle donne che vogliono scegliere liberamente in base al loro desiderio i loro partner sessuali. Divisione antica abolita dal femminismo, speriamo per sempre. Ci chiamiamo di Nuovo appunto perché quelle di noi che sono più anziane sono femministe da trent'anni, e quelle più giovani ne stanno raccogliendo l'eredità.
Nel nostro appello c'è esclusivamente a) la condanna del premier per essersi intrattenuto con una minorenne e con molte altre donne dell'età delle sue figlie, e aver mentito in proposito, e b) del fenomeno per cui le donne candidate e talvolta elette a cariche politiche sono state spesso da lui scelte non in base alla loro competenza ma in base alla loro avvenenza e alla loro disponibilità allo scambio sessuale. E questa condanna non ha nulla a che fare con la condanna dello scambio di sesso contro denaro fatto tra le lavoratrici del sesso e i loro clienti.
Io non giudico le ragazzine marocchine e appoggio le rivendicazioni delle lavoratrici del sesso. In cambio di cariche politiche sì. Giudico, e mi sdegno, il fatto che la lotta che noi femministe abbiamo fatto per trent'anni per avere un peso maggiore nella politica democratica sia stata pervertita e resa vana dal fatto che il criterio di scelta di alcune donne in politica è stato la avvenenza e la disponibilità sessuale (più per la destra che per la sinistra) e la fedeltà alle cordate dei capi (come è a volte successo anche a sinistra, non solo a destra). Le donne che fanno politica, devono potere essere autonome. Come ha detto magistralmente Rosi Bindi, non sono e non devono essere a disposizione .
Noi crediamo che la democrazia sia una cosa seria, e che le persone elette per governare non siano semplici cittadini, ma debbano essere probi, onesti e competenti. Berlusconi stesso ha largamente approfittato di questo e ci ha distribuito librettini mielosi in cui lo si dipingeva come un padre di famiglia, un patriarca attento e premuroso. Dalle vicende recenti appare come un puttaniere incallito: ed evidentemente si vergogna di esserlo, visto che invece si è sempre presentato come un patriarca buono. Non abbiamo niente contro le sex workers: ma contro i puttanieri si. Io rispetto chi vende servizi sessuali. Non chi li compra, però, che mi sembra invece soltanto che sfrutti a suo vantaggio lo strapotere economico e sociale maschile.
Scenderò in piazza il 13 febbraio perché da anni trovo umiliante il fatto che siano solo o prevalentemente uomini a scegliere chi deve rappresentare le donne, e questo è stato fatto anche a sinistra, purtroppo. Ma scenderò in piazza soprattutto perché appare che il premier facesse queste scelte usando come parametro, per le donne, anche la bellezza,( e almeno in un caso, probabilmente anche la disponibilità a organizzare festini). Questa è una concorrenza sleale fatta agli uomini e alle donne competenti che dovrebbero governare l'Italia, e mina la democrazia.
Ci strumentalizzeranno i partiti "maschili"? Forse. Cercheranno certamente di farlo, e allora? Partiti che sono stati maschili stanno cambiando, chi più chi meno certo, ma non sono il monolite di un tempo. E forse alcuni partiti riconosceranno un pò più di prima, invece, la capacità che le donne dimostrano di essere soggetto politico capace di organizzarsi e di difendere se stesse, la propria immagine, e capaci di proposte politica autonoma. Se non abbiamo alcuna speranza che prima o poi molti uomini capiscano e accettino molte delle ragioni e delle proposte del femminismo, che speranza abbiamo? Di imporglielo con la forza?Di farci per sempre noi i cavoli nostri e loro i loro?La democrazia deve essere declinata per i due sessi, questo, è il nostro obiettivo.
Elisabetta Addis

sabato 5 febbraio 2011

Il sesso del Cav è una questione politica

Pubblicato sul sito maschileplurale.it e su "Gli Altri"

Chi l’avrebbe detto che quando, come Maschile Plurale abbiamo scelto di tenere il nostro incontro nazionale sul nesso tra rapporti di prostituzione e immaginario sessuale maschile affrontavamo un tema che di lì a pochi giorni sarebbe stato al centro della politica italiana? L’uso da parte de Premier del proprio potere economico e politico per disporre liberamente di corpi femminili.
La politica, soprattutto il centro destra ma con molte eccezioni mirabili di sindaci “sceriffi” di centro sinistra, quando parla di prostituzione lo fa per alimentare campagne “d’ordine “ e xenofobe di ripristino del “decoro delle città”. Al contrario, se sei un uomo di potere che usa la cosa pubblica come propria, la polizia non ti farà la multa sulla tangenziale ma garantirà la scorta. Ma anche in questo caso, le ragazze coinvolte nel caso “Ruby” vengono invitate ad andarsene dai loro appartamenti di via Olgettina perché rappresentano un danno al “decoro” del condominio. Sei in salvo solo finché resti nell’ombra o nel cono di luce che ti associa al potente.Ha ragione Pia Covre a denunciare la feroce ipocrisia con cui in questi giorni si calpestano le vite delle donne coinvolte. Lo stigma resta sulla prostituta, l’uomo con lei si “sputtana”, lei resta il ricettacolo della vergogna. La scissione di Berlusconi “buon padre di famiglia” nelle biografie recapitate a casa degli italiani e “puttaniere” di notte è lo specchio della scissione vissuta da 9 milioni di uomini italiani: non quella tra “puttane” e donne per bene ma tra una sessualità giocata al buio perchè inconfessabile e una nobilitata dall’amore coniugale e dalla finalità procreativa.
Sentite come suona diverso? “Gran puttaniere” è come “simpatica canaglia”, “puttana”,”troia” è una condanna senza appello, toglie ogni cittadinanza: come la Repubblica Italiana che, ridando il voto a tutti i “cittadini” ritardò un po’ a riconoscerlo anche alle prostitute.
Ma rifiutare di esprimere un giudizio morale sulle donne che scambiano rapporti sessuali in cambio di denaro o di opportunità di carriera, rifiutare di ridurle a vittime o complici deve voler dire distogliere lo sguardo, affermare l’insignificanza politica e culturale dell’uso del potere politico ed economico per disporre di corpi femminili?
C’è un’alternativa tra l’indignazione venata di moralismo e l’indifferenza che relega la sessualità (e dunque le relazioni di potere tra i sessi, le rappresentazioni di donne e uomini) all’insignificanza pubblica e politica?
Noi abbiamo detto (anche nel supplemento Queer che Gli altri ha proposto) che è necessario mettere al centro di una riflessione collettiva le forme della sessualità e l’immaginario maschile che sono alla base della domanda di prostituzione e farlo può divenire un punto di vista per rimettere in discussione l’asimmetria tra donne e uomini.
Asimmetria nel desiderio, asimmetria nel riconoscimento di soggettività e dunque nel potere. Perché potere, denaro e desiderio sono al centro non solo dei rapporti di prostituzione che si consumano nelle strade ma segnano le relazioni tra i sessi e le istituzioni di genere che regolano la nostra quotidianità. Un unico desiderio, un unico soggetto, quello maschile che esercita il potere sul mondo e sul corpo femminile essendo le donne ridotte a corpo muto, privo di un desiderio e di una sessualità autonoma. La dote (e il destino) delle donne è il corpo, la loro sessualità è sessualità di servizio, cura: quella che il premier invoca riferendosi alla sua necessità di relax dopo i propri impegni di governo.
Nella resistenza di molte e molti agli appelli di questi giorni c’è anche il sospetto che inseguano la speranza che dove non ha potuto il conflitto sociale, l’opposizione politica possa, come con l’arresto per evasione fiscale di Al Capone, una repentina ondata di indignazione, e che magari le gerarchie ecclesiastiche scarichino chi ha imposto leggi liberticide in nome della morale cattolica ora che è screditato.
Non mi convince però chi, sulla base di questo sospetto, afferma che non si tratta di una questione politica, che “ben altri” sono i motivi per cui Berlusconi dovrebbe cadere o che al massimo, il problema politico sarebbe la sua ricattabilità e dunque inabilità al governo conseguente dal continuo scandalo sessuale.
Anche questa esposizione di un uomo di governo al rischio ad andare in giro con un equivoco mediatore di favori sessuali, un giocatore d’azzardo e donne che scelgono (più o meno liberamente) di vendere prestazioni sessuali è paragonabile con gli uomini che chiedono alle prostitute di strada di fare sesso senza preservativo (quasi che la mediazione del denaro promettesse l’illusione dell’anonimato e dell’invulnerabilità, un preservativo simbolico).
No. Io credo non solo che la questione della rappresentazione dei rapporti tra i sessi e l’affermazione di modelli di genere siano pienamente politica. Ma anche che il consenso che Berlusconi continua a raccogliere non sia altro dal suo continuo richiamo a questi riferimenti. E la sua stessa aggressività misogina, le sue battute omofobe sono tutt’uno con la sua ostentazione di virilità bulimica.
Perché allora è oggi così difficile costruire non solo una riflessione ma anche un’iniziativa pubblica? Come mai non c’è una reazione? Perché, forse, quello di Berlusconi è un comportamento smodato ma tutt’altro che trasgressivo. In realtà il sogno a cui allude sembra corrispondere alla mediocrità dell’appiattimento del desiderio che propone e insegue. Quello che Christian Raimo definisce “democratizzazione del sogno erotico”.
Proprio in questa ambivalenza di “autoritarismo permissivo” o di trasgressione omologata sta la forza e la debolezza del Berlusconismo. Proporre un’idea asfittica di libertà che è “essere liberi di corrispondere a un modello tradizionale senza freni ma senza alcun margine di libertà per trasgredirlo”. Non a caso proprio il Premier delinea qual è lo spazio ristretto della propria trasgressione quando afferma che “è meglio amare (magari un po’ smodatamente) le donne che essere gay”. La trasgressione che ci propone il premier assomiglia molto a quella dell’adolescente che rutta o dice schifezze davanti alle ragazze per affermare la sua virilità sempre sotto osservazione e in attesa di conferma.
La trasgressione per gli uomini è sempre un obbligo, a patto che non metta in discussione i veri contorni della gabbia. I limiti della libertà, la trasgressione sono fissati nell’immaginario del bagaglino e di Alvaro Vitali, ma se sgarri dai canoni della virilità tradizionale la scure moralista è ferrea.
In che relazione è lo scenario di scambio soldi e potere per sesso con questo modello dominante di virilità?
Un manifesto delle donne del Partito Democratico esplicita in modo chiaro questo richiamo quando afferma che “un uomo ingovernabile e che non rispetta le donne non può governare”. L’esercizio della capacità di autogoverno e di autocontrollo è a fondamento dell’autorevolezza maschile nell’esercizio del governo al pari della sua vitalità sessuale come misura della sua intraprendenza politica.
Il dibattito apertosi sul rapporto del CENSIS sulla crisi di un “ordine del padre” nella nostra società rimanda a questa riflessione. Non a caso il CENSIS parla anche di crisi di desiderio e non solo di capacità di governarlo.
Tentando di agire come uomo un conflitto contro i modelli dominanti e tradizionali di mascolinità, sento sempre con un certo allarme il rischio di ritorno di una “nostalgia” per l’ordine del Padre. In cui i dirigenti politici e gli statisti avevano una dignità e un rigore. Forse, ad esempio, sarebbe utile capire quanto in quelle forme di rigore politico non ci fosse (solo) un esercizio di autodisciplinamento ma anche la percezione di essere dentro una rete di relazioni di senso, e non in quella autonomia separata della leadership che avrebbe dovuto garantire funzionalità alla politica.
E la pulsione del potere a svincolarsi dai limiti non è nuova e non è figlia necessariamente di una crisi del patriarcato. Credo sia stato significativo in questo senso che qualcuno in rete abbia richiamato il film di Pasolini “Salò o le 120 giornate di Sodoma”. L’arbitrio, l’esercizio del potere senza limiti, la rimozione dell’altra come prima rimozione. La propria libertà come assenza di relazioni significative e di limiti. Il limite rappresentato dal desiderio e lo sguardo dell’altra che non è solo a servizio, il limite in ciò che posso avere e consumare. Il Foglio, più o meno consapevolmente, ha ricordato come l’arbitrio del premier sia contiguo a un immaginario del sultano, l’harem, le 77 vergini: corpi di donne mute e disponibili. la rimozione del desiderio e della sessualità femminile. Come ci ricorda però Fatima Mernisssi l’immagine di un Harem abitato da donne mute è una proiezione dell’uomo occidentale che non corrisponde alla narratrice delle Mille e una notte.
Al sogno rattrappito di un mondo di infinita disponibilità femminile preferisco quello più concreto (e certamente che trasgredisce l’ordine dominante), di un mondo abitato dal desiderio femminile. Non corpi muti a servizio di un bulimico e autistico, ma storie, sguardi, desideri di donne con cui mettere in gioco il mio desiderio.
Sarà più faticoso ma non dovrò passare le mie serate con Emilio Fede e Lele Mora. E questo è già qualcosa che, anche se non potrà mai confessarlo, Berlusconi mi invidia.
Stefano Ciccone

Studi di genere nelle Università a confronto


Si tiene nei giorni 10-11-12 febbraio 2011 a Torino il convegno organizzato dal CIRSDe, Centro Interdisciplinare di Ricerche e Studi delle Donne dell’Università di Torino., denominato “WWW.World Wide Women. Globalizzazione, generi, linguaggi”.


L’evento internazionale ha come obiettivi principali quelli di favorire uno scambio interculturale ed interdisciplinare tra studiosi e studiose che hanno adottato la “prospettiva di genere” come questione e punto di vista, di rispondere all’esigenza condivisa di creare legami tra gli ormai numerosi centri di ricerca che, in Italia ed all’estero, si occupano di studi di genere e di rilanciare con forza e vigore il dibattito sul femminismo e sui women’s studies all’interno degli Atenei.

Le tematiche intorno a cui ricercatori e ricercatrici saranno chiamati a confrontarsi sono di estrema attualità e, in particolare, riguardano la globalizzazione, l’incontro di culture, il transculturalismo, il superamento dei confini nazionali, la migrazione, i linguaggi, lo sviluppo economico.

giovedì 3 febbraio 2011

Voci di donne

Alcune segnalazioni dalla rete, mentre cresce di minuto in minuto la mobilitazione nazionale "Se non ora quando?"
Silvia Vegetti Finzi e Silvia Avallone in un'intervista doppia sul Corriere. Natalia Aspesi scrive un editoriale su Micromega. Lunetta Savino legge la lettera di Suor Rita Giaretta a L'infedele.

mercoledì 2 febbraio 2011

Crescono le adesioni all'appello "Se non ora, quando?"

Prime firmatarie:

Rosellina Archinto, Gae Aulenti, Silvia Avallone, Maria Bonafede, Suor Eugenia Bonetti, Giulia Bongiorno, Margherita Buy, Susanna Camusso, Licia Colò, Cristina Comencini, Silvia Costa, Titti Di Salvo, Emma Fattorini, Tiziana Ferrario, Angela Finocchiaro, Inge Feltrinelli, Anna Finocchiaro, Donata Francescato, Rosetta Loy, Laura Morante, Claudia Mori, Michela Murgia, Flavia Nardelli, Valeria Parrella, Flavia Perina, Marinella Perrone, Amanda Sandrelli, Lunetta Savino, Clara Sereni, Gabriella Stramaccione, Patrizia Toja, Livia Turco, Lorella Zanardo, Natalia Aspesi, Letizia Battaglia, Associazione Dinuovo, Associazione Filomena - La rete delle donne

Adesioni:

Francesca Comencini, Isabella Ragonese, Concita De Gregorio, Roberta Agostini, Morena Piccinini, Margaret Mazzantini, Isabella Ferrari, Rosy Bindi, Tiziana Maiolo, Valeria Fedeli, Barbara Scaramucci, Annamaria Tagliavini, Cecilia d’Elia, Paola Gaiotti, Cristina Marcuzzo, Paola Bertagnolio, Gabriella Salinetti, Monica Cerutti, Nicoletta Dentico, Annalisa Rosselli, Anna Vinci, Angela Nava, Maria Rosaria Stabili, Rosalba Giugni, Suzanne Diku, Paola Barbieri, Donatina Persichetti, Anna Rudeberg, Dora Jacobelli, Stefania Bartoloni, Franca Zambonini, Camilla Miglio, Luisa Miglio, Novella Bellucci, Marcella Corsi, Maria Grazia Fasoli, Rosalba Fanelli, Francesca Izzo, Elisabetta Addis, Antonella Anselmo, Marina Calloni, Iaia Caputo, Anna Carabetta, Carlotta Cerquetti, Licia Conte, Elisa Davoglio, Ilenia De Bernardis, Daniela De Pietri, Fabrizia Giuliani, Francesca Leone, Anna Francesca Lieggi, Anna Maria Mori, Monica Pasquino, Fabiana Pierbattista, Ilaria Ravarino, Anna Maria Riviello, Simonetta Robiony, Maria Serena Sapegno, Giorgia Serughetti, Sara Ventroni, Laura Onofri, Milena Boccadoro, Stefanella Campana, Simonetta Rho, Elena Rosa, Cinzia Ballesio, Pierangela Mela, Elena Sofia Ricci, Maria Amelia Monti, Associazione Orlando, Masci del Lazio (Movimento adulti scout cattolici italiani), Raffaella Maioni, Assunta Sarlo (uscire dal silenzio), Welcome, Televita, Insieme con te, Articolo 3, Centro Italiano Femminile di Roma, Conferenza Maschile "Federico Ozanam", Movimento Cristiano Sociali

martedì 1 febbraio 2011

"Orlando" aderisce a Se non ora, quando?

L'associazione "Orlando" il 13 febbraio 2011 parteciperà alla giornata nazionale di mobilitazione "Se non ora, quando", contribuendo da subito alla sua costruzione e alla sua riuscita.

Noi stesse nel corso di un affollato incontro con Susanna Camusso presso il Centro delle donne di Bologna, il 20 gennaio, abbiamo proposto un'iniziativa nazionale di donne, grande e forte, che rimettesse la nostra voce e i nostri corpi al centro della scena pubblica.Un’iniziativa capace, al tempo stesso, di richiamare gli uomini riflessivi a prendere parola contro l’intreccio sesso/denaro/potere che oggi domina la scena pubblica nel nostro Paese.

Da più di anno con donne di Bologna e in Italia abbiamo promosso riflessione e iniziative attorno alla dignità delle donne. Attorno e tramite il corpo delle donne e la sessualità in genere, il suo controllo e mercificazione, si è strutturato un sistema che modifica la politica. È una trasformazione complessa, che non possiamo rinchiudere in analisi semplicistiche, tanto meno se ricondotte a privati casi di malcostume.

Tali fenomeni s’intrecciano e aggravano gli attacchi a Costituzione, Parlamento e Legge e la crisi del sistema rappresentativo. E s’intrecciano alla crisi economica che ha portato al 49% di inoccupazione femminile, al quasi 50% di disoccupazione tra le giovani donne e alle accresciute precarizzazione e cassa integrazione. C'è un legame tra svalutazione simbolica delle donne, la loro marginalizzazione ed esclusione nel mercato del lavoro, la loro riconduzione a ruoli sempre più pesanti di cura nella decostruzione del welfare.

Non tutte ci riconosciamo in ogni parola del documento che invita trasversalmente alla mobilitazione. Le diverse soggettività e la forza femminile sono il nostro punto di partenza; non vorremmo davvero scivolare in una contrapposizione tra donne per bene e per male.

Ma ne condividiamo l'intento, lo spirito e l'opportuno tempismo. Vogliamo quindi essere in piazza a Bologna il 13 febbraio, unendo la nostra indignazione a quelle di altre e di altri e portando le nostre parole e visioni.

Invitiamo chi vuole continuare a prendere parola e agire contro questo stato di cose ad un incontro pubblico lunedì 7 febbraio alle ore 20,30 al Centro delle donne (Palazzina, via del Piombo 7), per organizzare la mobilitazione, discutendone le forme e i contenuti.

Associazione "Orlando"
Bologna, 31.1.2011

Tutte e tutti in piazza il 13 febbraio!


Il video da far girare per la mobilitazione Se Non Ora Quando?