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martedì 30 novembre 2010

Nobel, quelle che 'possono fare la differenza'

Di seguito vi rimando l'abstract di un articolo a firma di Barbara Antonelli, pubblicato da "Noi Donne" . Un inno a "fare la differenza" utilissimo anche a noi....



Oltre 400 donne hanno partecipato alla conferenza “We can change” a Ramallah e una delegazione Guidata dal Premio Nobel per la Pace Jody Williams ha visitato la Cisgiordania
Jody Williams è Nobel per la Pace. La decima donna ad aver ricevuto il prestigioso premio, la terza americana. La sua vita è costellata di battaglie; le proteste contro la guerra in Vietnam e poi anni di lotte per l’America meridionale: undici dei quali trascorsi a fare lobbying sui vertici della politica statunitense per i diritti delle popolazioni dell'America centrale; dal 1986 al 1992 ha sviluppato e diretto progetti in Salvador e dall’84 all’86 in Nicaragua e Honduras, poi ancora é stata insegnante di inglese come seconda lingua. Nel 2004 Forbes l'ha nominata una delle 100 donne più potenti dell’anno.“Le emozioni senza le azioni sono irrilevanti”, è il suo motto. La Antonelli ha incontrato Jody Williams a Ramallah, in Cisgiordania (Territori Occupati Palestinesi), in occasione della conferenza “We can change” (“Possiamo fare la differenza”), un workshop in cui oltre 400 donne provenienti da tutta la Cisgiordania (e in videoconferenza da Gaza) si sono chieste come riattivare il ruolo della donna palestinese nella sfera pubblica. La Williams racconta di "un background non brillante". Ma poi è uscita dalla sua cittadina nel Vermont. Ha incontrato altre donne, ha iniziato a lavorare insieme, per cambiare il mondo. Questo è il fondamento alla base della Nobel’s Women Initiative. Jody ci tiene a ricordarlo, solo 12 donne Nobel, in oltre cento anni di storia del premio. “Sono le donne a soffrire maggiormente nei conflitti, è tra le donne che c’è il maggior numero di rifugiati, eppure quando si parla di pace, sono spesso gli uomini a vincere il Nobel. La nostra idea è mettere insieme donne che possano esercitare una maggiore pressione sui governi, sulle società. Aver ricevuto il Nobel ci permette solo di essere ascoltate di più. Di fare la differenza, in qualche caso. Per una pace che sia soprattutto uguaglianza di genere e giustizia sociale”. Jody Williams e la delegazione di donne sotto il cappello della Nobel’s Peace Initiative, hanno girato la Cisgiordania. L’iniziativa delle Donne Nobel nasce nel 2006 da Jody Williams ed altre cinque insignite del premio: l’iraniana Shirin Ebadi, Wangari Maathai, Rigoberta Manchu Tum, Betty Williams e Mairead Maguire. Ogni due anni la delegazione visita un paese diverso, per incontrare gruppi di donne, creare ponti e network, condividere esperienze. Le ultime visite a fianco delle donne birmane e nei campi del Chad tra le rifugiate sudanesi. Ascoltarne le prospettive, le speranze, le storie. Nel caso delle donne palestinesi, testimoniarne la battaglia quotidiana contro l’occupazione militare ma anche contro una società patriarcale.

lunedì 29 novembre 2010

Seven points... il nostro programma/manifesto in 7 punti


1•  Desideriamo intorno a noi un mondo fatto per le donne e per gli uomini,  rispettoso delle tante diversità che attraversano e gli uni e le altre. 
Le donne per essere cittadine a pieno titolo non debbono inseguire l’eguaglianza sino alla negazione di sé. Per accogliere la libertà delle donne la società tutta deve cambiare e in profondità, non si tratta solo di fare un po’ di spazio per accogliere le nuove venute, ma di rifare la casa. Il cammino è lungo e vogliamo farlo non contro gli uomini ma assieme a tutti quelli che condividono questa nostra stessa aspirazione. Passi importanti sono stati già fatti in Europa ed anche in Italia.  Ci sono state conquiste fondamentali (dal divorzio e la riforma del diritto di famiglia, nel 1975, che ha abolito la patria potestà rendendo la famiglia una comunità di persone libere, alla istituzione dei consultori; dalla legge sulla parità salariale del 1977 alla 194 sulla autodeterminazione; dalla tutela estesa della maternità del 1991 alla legge contro la violenza sessuale del 1996; dall’approvazione nel 2000 di una legge sui congedi parentali e la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, alla legge di modifica costituzionale sulla rappresentanza del 2003... fino all’intervento legislativo contro lo stalking nel 2009). Ma al di là dello scarto che spesso si ha tra dettato della legge e sua concreta applicazione, in altri paesi d’Europa le cose sono andate molto più avanti: in Italia le donne si sono fermate al raggiungimento di diritti, bloccandosi dinanzi alla responsabilità di occupare(si) e cambiare il potere, ovvero i luoghi e le idee  che decidono come si governa il paese.  E  rimanendo a metà strada di fatto sono arretrate.
      2•   Siamo per energiche politiche di parità in ogni ambito della vita associata, dalla pubblica amministrazione alle imprese, dalle Università alle istituzioni rappresentative
       Politiche di parità tra donne e uomini fondate su incentivi e non repressive.
      3•  Siamo convinte che le donne non possono e non debbono più sottrarsi alla responsabilità politica
       Autonomia e indipendenza dai partiti non equivalgono al rifiuto o al disprezzo della politica. Anzi, pensiamo che non bastino più le  attività culturali, di volontariato o le iniziative locali ma ci sia bisogno di un impegno collettivo per sostenere la politica delle donne nei confronti di tutte le istituzioni sia rappresentative che sociali (sindacali, ecc.)
     4• Crediamo che oggi  le emergenze, ovvero le libertà negate o ignorate  che richiedono  un’azione decisa sulla scena pubblica, siano
      a) IL LAVORO che o non c’è  o è precario a livelli insostenibili o è posto in netta alternativa al lavoro di cura, soprattutto per le donne; 
      b) LA MATERNITÀ NEGATA, si tratta sempre di affermare la libertà di scelta:  tre decenni fa la battaglia fu contro la maternità come destino, oggi contro la maternità come lusso; 
      c) LA VIOLENZA, LA VERA E PROPRIA MATTANZA, CONTRO LE DONNE. Molti troppi uomini sono così deboli da non riuscire a misurarsi con la nuova coscienza femminile ma sono confermati nel loro pericoloso infantilismo da una cultura diffusa della sopraffazione e del disprezzo.
      5• Per noi è intollerabile l’immagine delle donne veicolata dai media 
       e con essa il disinteresse, se non il disprezzo, che il sistema dell’informazione mostra per tutto ciò che seriamente si fa da parte delle donne per cambiare lo stato di cose esistente.
      6• Siamo persuase che solo la forza collettiva delle donne possa vincere passività e rassegnazione
        I talenti individuali, l’eccellenza delle singole personalità non sono umiliati o negati dalla solidarietà di gruppo. Anzi l’esistenza di forti e autorevoli organizzazioni di donne rende la strada più facile alle singole che vogliono affermarsi. Certo occorre  vincere l’invidia e la paura reciproca che spesso circola tra le donne. Ma l’esperienza del passato può aiutare a non farsene più travolgere.
      7• Noi vogliamo, assieme ai tanti gruppi, a singole, a competenze che si occupano e si preoccupano di come viviamo noi donne italiane, provare a costruire una grande associazione nazionale, aperta agli uomini, autonoma e plurale 
       ... qualcosa che  intervenga nell’ arena pubblica con voce autorevole per sostenere o combattere tutte le battaglie necessarie a sconfiggere le emergenze. La forza c’è ed è grande, tocca radunarla vincendo inerzia e frammentazione.



Appuntamenti

In questo post trovate, e sempre ritroverete, dal più vecchio ai più recenti, il resoconto di tutti gli appuntamenti che hanno avuto luogo, o che dovranno avvenire!
Mettete in agenda...


2011
 
Mercoledì 21 settembre 2011 Calenzano (FI) - Proiezione di Libere a In Arte Donna, ore 21.30, Altana e Cort ile del Castello


Domenica 4 settembre 2011 Padova - Libere in scena alla festa del PD, ore 21.00


Mecoledì 25 maggio 2011 Napoli - Libere in scena al Teatro Sannazzaro, ore 21
Martedì 29 marzo 2011 Torino
- Libere in scena all'Università, Sala Lauree di Scienze Politiche, via Verdi 25, ore 17.00

Martedì 22 marzo 2011 Villingen-Schwenningen (Foresta Nera)
-Libere in scena in tedesco

Martedì 8 marzo 2011 ROMA
-Libere in scena al teatro Ambra Jovinelli

Venerdì 25 febbraio 2011 Livorno
- Libere in scena al Circolo Coteto, via dei Pelaghi, ore 21
Venerdi 28 gennaio 2011 Milano - Assemblea cittadina di DiNuovo a Milano, presso la sede dell'Associazione Medionauta, in via Confalonieri (di fronte al numero 1). Per chi volesse vedere il dvd Libere l'appuntamento è alle ore 20,30; per tutte le altre, la discussione inizia alle 21. All'ordine del giorno anche la preparazione della manifestazione UN'ALTRA STORIA ITALIANA E' POSSIBILE di sabato 29 gennaio, alle 15 in Piazza Scala.

Lunedi 10 gennaio 2011 LOCRI
- Libere in scena al Palazzo della Cultura, ore 20,30

Domenica 9 gennaio 2011 COSENZA
- Libere in scena al Teatro dell'Acquario, ore 21

2010Lunedì 13 dicembre 2010 ROMA
- DiNuovo partecipa all'assemblea di Pari o Dispare (luogo e data da comunicare)

Lunedi 6 dicembre 2010 ROMA
- via Gentile da Mogliano 168/170, ore 19: DonneDaSud incontra DiNuovo

Sabato 4 dicembre 2010 ROMA
- edificio ex Vetreria Sciarra 122, Aula Levi ore 10: proiezione Libere. Intervengono Cristina e Francesca Comencini, Maria Serena Sapegno, Fabrizia Giuliani, Anna Alfonsi. Modera Ilenia De Bernardis

Martedì 30 novembre 2010 TORINO
- Ore 20,30, Istituto Avogadro via Rossini 18: DiNuovo partecipa all'assemblea presso l' Aula Magna indetta per contrastare il Protocollo della Giunta Regionale sull'inserimento dei movimenti pro-vita nei consultori, lo sblocco delle risorse per i centri antiviolenza e la riaffermazione che l'autodeterminazione delle donne non è un diritto negoziabile

Lunedì 29 novembre 2010 MILANO
- Casa della cultura, ore 21: DiNuovo incontra le associazioni milanesi

Lunedì 29 novembre 2010 MILANO
- Ore 14-19, via privata Asti: DiNuovo partecipa alla tavola rotonda “Natura - donna - impresa" a cura delle donne di Ecopink

Sabato 27 novembre 2010 ORVIETO
- Sala del Carmine, ore 17: DiNuovo partecipa a Venti Ascensionali. Conversazione con Lea Melandri e Ilenia de Bernardis


domenica 28 novembre 2010

Più diritti, più democrazia





Abbiamo seguito il corteo dei lavoratori di Caserta, della Liguria, del Trentino; le felpe rosso fiammante della Fiom, gli elmetti gialli, i bassi del sound system degli studenti. Di faccia a un sole favorevole abbiamo camminato a passo svelto sulla fascia: via Cavour, piazza Vittorio, via Emanuele Filiberto. Abbiamo cercato di catturare qualche immagine del saliscendi e delle migliaia di palloncini rossi. Abbiamo guardato le foto appena scattate e abbiamo detto: non rende, facciamone un’altra.
Abbiamo ingannato l’attesa con una sigaretta, poi abbiamo abbiamo guardato l’orologio e abbiamo fiutato l’aria intorno.
Non abbiamo esitato nemmeno un istante nell’ammettere che oggi è un giorno da segnare.
Susanna Camusso: il suo discorso, complice Valeria, lo abbiamo seguito per metà dal gazebo-stampa, poi siamo uscite e abbiamo raggiunto le transenne sotto il palco.
Anche se fuori ci sono rumori di fondo, tutto qui si sente meglio. Una specie di stereofonia emozionale.
Domani forse lo riascolteremo dal web, ora saltano i dettagli: siamo attente ma siamo anche distratte da un pensiero laterale, una constatazione che va messa tra parentesi perché lei è qui per tutti (Susanna Camusso è la prima donna a capo della più grande organizzazione sindacale italiana). Questo pensiero balla tra l’orgoglio e la gioia. Questo pensiero segue attentamente il ritmo. Questo pensiero è un pensiero politico, e ne siamo consapevoli.
Susanna Camusso, mentre parla, è pura concentrazione.
Non è sopra-le-righe, non è sottotono.
È dentro qualcosa di grande. Ci siamo anche noi.
Il corteo intanto danza eppoi si scioglie.
Susanna non esclude lo sciopero generale.

[di Di Nuovo eravamo Elisabetta, Francesca, Sara e Valeria]

giovedì 25 novembre 2010

Tarzia all'Oratorio, Noi al Consultorio: DiNuovo alla manifestazione del 25 novembre



A quelle di voi/noi che hanno pensato che fossimo "troppo poche, davanti alla regione Lazio, questa mattina" a manifestare contro la Legge Tarsia: non dimentichiamo che diverse altre proteste sono state organizzate nello stesso giorno, oltre alla nostra!
Ma certo, se da qun lato questo è un fatto positivo, dall'altro mette in luce il problema della FRAMMENTAZIONE: siamo tante, ma ancora troppo divise. Anche in questa occasione, sono emerse diverse visioni... chi voleva fronteggiare i 4 gatti del movimento per la vita che si erano presentati lì davanti, e chi voleva ignorarli.
Emerge la necessità di un confronto e soprattutto dell'urgenza di fare RETE, una rete tra le associazioni di donne che possa acquisire una forza e un'unità che per ora non abbiamo, nonostante il fermento sia tanto.
La costruzione di questa rete è la principale proposta del gruppo Di Nuovo.
Aiutateci a portarla avanti, la rete siamo tutte noi, tutte insieme, ma organizzate!

domenica 21 novembre 2010

Contro la legge Tarzia-Polverini


A ROMA - 25 NOVEMBRE - MANIFESTAZIONE CONTRO LA LEGGE TARZIA
ore 11, sotto la sede della Regione Lazio, via Rosa Raimondi Garibaldi
E inoltre, dalle 18 in poi, presidio permanente alla Casa Internazionale delle Donne

Che cos'è la legge Tarzia? Una legge che umilia le donne. Una legge che attacca frontalmente i consultori pubblici come istituzioni laiche e aperte a tutte subordinandoli all'ingerenza delle associazioni per la difesa della vita.
Nuove figure di volontari: un esperto di consulenza familiare, che rintraccerà le donne che vogliono abortire al telefono ricordandogli che hanno il dovere di collaborare, un esperto in bioetica, un esperto in antropologia della famiglia, un esperto in metodi naturali di contraccezione...


Leggere il testo della legge per credere! (E, vi assicuro, ha dell'incredibile)




A TORINO - 25 NOVEMBRE - GIORNATA INTERNAZIONALE VIOLENZA CONTRO LE DONNE -Cinema Massimo Sala 2 - via Verdi 18 - Torino
ore 18 Proiezione di:PROCESSO PER STUPRO (1978) regia di Loredana Dordi

"Dal diritto all'oblio alla dignità del ricordo"



Dibattito con:LOREDANA ROTONDO - coautrice del documentario

MARIA GRAZIA PELLERINO - avv.penalisti

BARBARA SPINELLI - ass. Giuristi Democratici

MANUELA NALDINI - sociologa della famiiglia

SARA FILIPPELLI - collettiva femminista Sassari


"SGUARDI IN DIVENIRE PROCESSO PER STUPRO 30 ANNI DOPO" di Sara Filippelli

mercoledì 17 novembre 2010

Donne e basta per il D-Day: Sono stati indetti gli Stati Generali delle Donne

Donne e basta per il D-Day: Sono stati indetti gli Stati Generali delle Donne: "Il 12-7-2010 la Casa Internazionale delle Donne aveva invitato tutte le donne a un'AGITAZIONE PERMANENTE per riconquistare il terreno perso,..."

domenica 14 novembre 2010

Cara Ritanna, la fine del Berlusconismo non ci fa nessuna paura

Pubblichiamo la risposta di Elisabetta Addis, che Di Nuovo condivide completamente, all'articolo di Ritanna Armeni "Care amiche femministe, l'antiberlusconismo ci ha fregate":

Cara Ritanna,

Fare il giornalista è un mestiere duro, bisogna scrivere tutti i giorni, e cogliere cose ineffabili, tendenze, rumori, oppure perfino crearli mediaticamente se non ce ne sono. Fare la giornalista è duro il doppio, perché i riconoscimenti sono più scarsi, la leadership intellettuale più difficile da esercitare, ci si porta dietro un corpo scomodo, di sesso femminile, che non è previsto nei luoghi del potere. Se è brutto è invisibile, ma peggio ancora se è bello, è pensato come scopabile ma comunque mai come veicolo di pensiero e autorità. Queste cose, fra l’altro, le ho imparate da te o anche da te, molti anni fa. Ma mano mano che le Camusso e le Marcegaglia e le Rodham Clinton e le Merkel vengono sulla scena, anche questo speriamo, migliorerà…
Perdonami ma questo tuo ultimo intervento sulle femministe cui mancherà Berlusconi mi sembra francamente un pezzo da giornalista che dovendo scrivere, si inventa le sue “ donne di paglia” per poter dire qualcosa purchessia. Chi sono, dove sono, le femministe che finora si sono occupate delle magagne sessuali del Premier e che non sapranno più cosa fare dopo che se ne va Berlusconi?
Io sono una femminista – come tra l’altro sono convinta lo sia anche tu. Negli ultimi quindici anni mi sono occupata a) di differenziali salariali per sesso b) di come le coppie dividono il denaro c)di nuovi indicatori“di genere” per misurare il reddito e la ricchezza, in applicazione delle teorie di Sen-Nussbaum d)di donne e eccellenza scientifica, all’interno di un gruppo europeo di ricerca e) di un gruppo di donne che fa circolare per l’Italia una piece teatrale (Libere di Cristina Comencini) accompagnata da un documento politico dove si cerca di fare il punto e anche di gettare le basi di nuove forme di organizzazione politica femminile adeguate all’epoca postberlusconi. E ne conosco decine come me, tra le economiste, le sociologhe, le donne medico, le scrittrici, che hanno fatto le cose più varie, descrivere il lavoro delle donne, studiare le pensioni delle donne, organizzare convegni incontri sui bilanci di genere, contro la violenza sulle donne, collegarsi con le migranti...
Se c’è una cosa di cui grazieadio non ci siamo occupate è la vita sessuale del premier. Ma mai le mie attività come quelle di tante mie amiche raramente hanno ricevuto le attenzioni dei giornalisti, specie dei maschi ma anche poco delle femmine. A me pare francamente quelli che hanno focalizzato l’attenzione della nazione sulla vita sessuale e alla connessione tra sua vita sessuale del premier e politica delle donne siano stati proprio i maschi e i giornalisti, non “le femministe”. Le scelte delle ministre e delle altre candidate fatte da Berlusconi, che talvolta sono apparse guidate da un criterio che non era esattamente, o perlomeno non era soltanto, quello della competenza hanno fatto imbufalire prima di tutto i maschi della compagine del premier, e poi anche quelli della sinistra.
Ne cito uno per tutti: l’intervista alla neoministra Mara Carfagna di Mentana, quando Mentana era ancora a Canale cinque. Sottolineava soltanto quanto lei era bella e quanto lei era buona, e come era ovvio che a una così un vero uomo non potesse resistere: e non le ha fatto una sola domanda su quali politiche concrete per le donne il suo ministero intendesse fare. Non mi risulta che Mentana si sia ancora scusato con le donne italiane e in generale con il suo pubblico per quella intervista assolutamente partigiana, non professionale, e profondamente maschilista, il cui messaggio neanche tanto subliminale era: le donne sono questa meraviglia corporea, lasciatecele ammirare e godere, e non rompeteci le scatole con l’ipotesi che pensino e facciano politica.
Il triste paradosso che rivela quanto il corpo femminile è ancora scomodo è che “mignottopoli” è apparsa ad alcuni peggio che permettere che i propri ministri si facciano pagare gli appartamenti, fare eleggere delle belle ragazze di dubbia competenza peggio che far eleggere ladri corrotti e inquisiti.
“Le femministe” hanno rispettato pienamente le donne coinvolte nel gossip sulla vita sessuale del premier, comprese quelle che egli ha innalzato agli allori della carica politica. E ancora le rispettano, e per valutarle aspettano di verificare la loro competenza dai risultati. Addirittura vi è stato un documento di alcune femministe, documento che io non condivido – perché come sai le femministe sono tante, e pensano cose diverse- che indicava in Veronica Lario e Patrizia D’Addario il manifestarsi di una crescita della libertà femminile. Mi viene il dubbio allora che tu quando parli di “femministe” ti riferisca solo a quel gruppo, un gruppo romano importante, che nell’ultimo periodo per molte ragioni è stato meno attivo che nel passato e ha prodotto quasi solo quel documento. Ma esistono per fortuna molte altre femministe e donne impegnate in politiche di genere che hanno fatto molte altre cose incluso il prepararsi personalmente e politicamente per la fine del Berlusconismo.
Scusami Ritanna cara, ma questa volta il tuo intervento è proprio irricevibile: non siamo state noi femministe a vivere di rendita sulla vita sessuale del Berlusca: rivolgiti ai giornalisti, specie se maschi. Per questo noi, e in generale le donne italiane, non abbiamo niente da temere per la sua sparizione dalla scena pubblica. E non rimarremo senza niente da fare: perché dobbiamo vedercela, ancora con i molti, a destra e a sinistra, che ancora non hanno capito l’ a b c della politica di genere, come hanno dimostrato cercando per le loro liste delle belle giovani di provata inesperienza, piuttosto che delle donne con titoli e competenze provate in anni di esperienza di lavoro politico.

giovedì 11 novembre 2010

lettera a Dinuovo di Luisa Passerini

Care autrici e sostenitrici di “Di Nuovo”,

di questi tempi il semplice fatto di riuscire a unirsi per esprimere posizioni di protesta rispetto alla situazione esistente è degno di attenzione e rispetto. Sono consapevole di quanto sia difficile oggi riflettere e reagire sia individualmente sia collettivamente senza cadere in uno stato di depressione e impotenza. Per questo sono grata a chi ha scritto il documento, e sono convinta che valga la pena impegnarsi in una discussione con e intorno a quanto avete scritto. Infatti “Di Nuovo” contiene, accanto a passaggi sui vorrei esprimere le mie critiche, anche diversi punti che condivido e che mi piacerebbe vedere ulteriormente sviluppati. Do per scontato che ci sia un largo accordo sull’intento di fondo di reagire all’indifferenza di fronte alla gravissima situazione politica italiana, che include il tema centrale del degrado della figura femminile.

Prendendo avvio da questa vostra volontà di fare rete, che si sta prolungando in iniziative in varie città, penso che sia urgente definire meglio, sulla base di un contributo il più vasto possibile, su che cosa costruire la rete, cioè su quali premesse e con quali obiettivi. Attualmente il documento è caratterizzato da un’estrema apertura, ma a mio parere è meglio perseguire un maggior rigore e indicare degli obiettivi concreti e tattici, anche a costo di restringere l’area cui ci si rivolge. Uscendo dal vago, ci si guadagnerebbe in chiarezza e in incisività. Tra gli obiettivi strategici, credo che sia inclusa la costituzione di un soggetto collettivo capace di interloquire con la formazioni politiche, articolato, come voi dite, in maniera elastica e informale. Tuttavia non vedo per ora il collegamento tra questo intento generale e altri scopi più immediati e limitati, così come non vedo (in concreto, anche se lo intuisco) il rapporto tra tale costituzione e l’apertura di un dialogo alla pari tra generazioni di donne, cui si riferisce lo spettacolo “Libere”. La questione dei rapporti intergenerazionali è oggi di importanza cruciale. Intanto non esistono soltanto due generazioni; ne distinguerei almeno tre rispetto al femminismo: “giovane”, “intermedia” (ma vorrei trovare una definizione migliore), “vecchia”. Inoltre non è indifferente, in questo campo, considerare anche le generazioni di uomini, e i loro diversi rapporti con le donne.

Tra i punti che condivido e che vorrei vedere sviluppati c’è la definizione della nostra epoca come “postfemminismo”. Non penso tanto a una discussione in termini di periodizzazione storica, anche se questa in altri paesi ha assunto aspetti interessanti, per esempio negli Stati Uniti, dove sono sorte iniziative di vario tipo definite come femministe di terza o di quarta ondata. Voglio dire che parlare di postfemminismo può essere equivalente a parlare di una nuova fase del femminismo. Comunque, per ora vorrei soprattutto accennare alle implicazioni per il presente che può avere la diagnosi di trovarsi nel postfemminismo rispetto alle intenzioni che concludono il documento.

Nel contesto attuale il punto decisivo è senz’altro la presenza sulla scena mondiale di molti femminismi oltre a quelli del nord-atlantico e in generale dei paesi del nord del mondo. All’interno dei singoli paesi e continenti, la questione si pone anche – non solo – come rapporti tra nativi e migranti, quindi anche tra donne di diverse culture. Questo aspetto non può essere trascurato in una prospettiva di interlocuzione politica, se si vuol parlare di libertà. Il nostro femminismo è stato eurocentrico e non è stata fatta una critica adeguata di questo atteggiamento culturale.

Un secondo punto riguarda il retaggio del femminismo italiano. Trovo inadeguato e sviante il passaggio del documento in cui si dice che nella seconda metà degli anni 1990
“nella opinione pubblica femminile si diffuse il convincimento che ciò che contava era la capacità di rappresentazione simbolica, ossia il coagularsi della potenza femminile intorno a figure carismatiche. E fu scartato un altro possibile percorso, irto di ostacoli, ma trasparente e democratico: quello delle donne che decidono e scelgono le loro leader, a loro volta in grado di giudicare in base a criteri non discriminatori altre donne rappresentative della forza femminile nella società, nelle professioni, nei mestieri, nelle istituzioni.”
Penso che non sia più né utile né sensato continuare a contrapporre le due strade, che interpreto come due anime dell’eredità del femminismo italiano: l’importanza data all’universo simbolico e alla lotta su tale terreno, che comprende in modo rilevante la riformulazione del linguaggio pubblico e privato, da un lato, e la democrazia rappresentativa, dall’altro. Infatti, per quanto riguarda questa seconda strada, si deve riprendere un contributo del femminismo degli anni 70, quello della democrazia diretta o partecipativa propria dell’esperienza del piccolo gruppo, che apporta una correzione importante all’idea di democrazia. Nello spettacolo “Libere”, le due donne fanno riferimento indirettamente alle due eredità, la più giovane quando racconta la sua insofferenza rispetto al linguaggio usato dal suo ragazzo, la più vecchia quando ricorda la possibilità di parlare che l’esperienza femminista aveva aperto a tutte. Per “spezzare i quadri bloccati della democrazia italiana” e “ampliare l’idea di libertà”, come voi dite, nel mondo di oggi – che è massmediatico - le due vie devono essere conciliate, il che significa necessariamente andare oltre le vecchie contrapposizioni tra posizioni diverse del femminismo italiano.

Ulteriore punto dei vostri conclusivi: sono completamente d’accordo sul fatto che la riflessione deve riguardare donne e uomini proprio perché si parla oggi diffusamente di crisi dell’identità maschile. A questo proposito ritengo che non si possa non tener conto della decostruzione operata del pensiero queer non solo dei due generi, ma del rapporto tra sentimenti privati e sfera pubblica, e riconoscere la portata innovatrice di movimenti come quelli che includono i transgender. A questo proposito, ma anche più in generale, mi permetto di mandarvi un intervento che avevo fatto in giugno al Forum lacaniano tenuto a Torino, in cui citavo tra altri documenti anche “Di Nuovo”, con osservazioni critiche (l’intervento è in corso di stampa negli atti del convegno, quindi per ora non può essere pubblicato altrove).

Ci sarebbero altre cose di cui parlare, ma per il momento vorrei terminare sullo stesso punto su cui si conclude il documento, il discorso sul corpo come limite. Anche qui vale il riferimento al postfemminismo, nel senso che il femminismo della mia generazione ha avuto un’idea trionfale del corpo, che poteva sperimentare molteplici forme di sessualità – compreso l’orgasmo – un corpo che era forte e sano e onnipotente, senza pensare alla malattia, alla disabilità, alla morte. Questo discorso va inserito nella più vasta concezione del corpo come “creaturalità” cui voi accennate.

So che quanto ho scritto ha una ricaduta soprattutto culturale e intellettuale. Per questo insisto in chiusura sull’importanza di individuare obiettivi concreti e intermedi oltre al tener conto di esigenze di lungo respiro. Per individuare questi obiettivi si potrebbero creare gruppi di discussione temporanei su alcuni processi in corso relativi all’immagine delle donne, e ai rapporti tra donne e uomini, tra generazioni, tra culture.

Vi mando questi appunti con sentimenti di amichevolezza e solidarietà. Vi ringrazio di averli letti e spero che potremo avere ulteriori scambi.

Luisa Passerini

martedì 9 novembre 2010

No ai movimenti pro vita nei consultori pubblici

Martedì 9,alle ore 15,30, sarà discusso nel consiglio regionale piemontese l’ordine del giorno che chiede di sospendere la pubblicazione della delibera di giunta e il relativo Protocollo che introduce nei Consultori pubblici la presenza dei volontari dei movimenti pro vita.
Il documento, denuncia il fatto che il Protocollo regionale sta creando uno scontro ideologico tra chi, intende solamente rafforzare la rete delle associazioni che si definiscono “in difesa della vita” e chi la vita la difende davvero, nel pieno rispetto della legge e della donna.
Le istituzioni non devono fare da arbitro, ma hanno l’obbligo di dettare norme che non confliggano con le leggi vigenti ed è, quindi, del tutto inaccettabile la campagna che il Governatore Cota ha scatenato contro i consultori piemontesi, che applicano correttamente la legge 194, in tutti i suoi aspetti, delle prevenzione e della tutela sanitaria e psicologica della donna.
Sono ben altri gli interventi che vanno nella direzione della prevenzione dell’aborto: la contraccezione gratuita,il lavoro in rete tra i servizi, l’introduzione di mediatori culturali e di programmi specifici per le donne straniere, la distribuzione equilibrata del numero degli obiettori tra le varie strutture sanitarie, l’educazione sessuale nelle scuole , la creazione di case protette per donne in difficoltà.
Ed è per questo che è importante sostenere questa battaglia insieme alle professionalità del settore, alle associazioni, alle donne e agli uomini convinti che la tutela della salute della donna, della maternità consapevole, del rispetto della vita umana non ha bisogno di vuota retorica, piuttosto di investimenti concreti, in termini economici e di competenze.
Per questi motivi ci sarà un presidio

MARTEDì 9 in via Alfieri 15 , davanti a PALAZZO LASCARIS
con un banchetto informativo

Lo stesso giorno alle ore 15,30 è prevista la Discussionein aula.

lunedì 8 novembre 2010

Lunetta e Di Nuovo

La Cettina di “Un medico in famiglia” adesso diventa femminista


Allora? Cettina è diventata femminista? Lunetta Savino, 53 anni portati in modo invidiabile, ride divertita. «Non me la scrollerò mai di dosso, la protagonista di Un medico in famiglia. Ma va bene, perché la popolare Cettina mi ha regalato l’affetto e la stima di tantissime italiane». Roma, Torino, Milano, Bologna: negli ultimi mesi Lunetta ha girato la penisola recitando in Libere, un atto unico scritto da Cristina Comencini per un’associazione che si può definire neofemminista, Di Nuovo.

da Oggi.it 8 novembre 2010

Libere - lo spettacolo da far girare

Libere è un atto unico scritto da Cristina Comencini, che la stessa autrice ha voluto mettere a disposizione di chiunque volesse farlo girare, per il bene delle donne e per quello del paese.

Le formule possibili sono due:
1) Proiezione del dvd di LIBERE con discussione a seguire.
2) Spettacolo organizzato da compagnie locali.

Il testo e il dvd possono essere richiesti inviando una mail con i vostri dati e qualche informazione su di voi a: infodinuovo@gmail.com

mercoledì 3 novembre 2010

Libere anche sul web

E' online il video dello spettacolo LIBERE di Cristina Comencini!
Regia di Francesca Comencini
con Isabella Ragonese e Lunetta Savino
Per guardarlo vai al link
http://www.ultrafragola.it/it/03266/2597/page.html